Nonostante un calo del 3% su base nazionale, le infrastrutture incompiute in Italia restano ancora 367, prevalentemente al Sud: è quanto rivela un’indagine di Csel. Il Centro Studi Enti Locali prende in esame i dati forniti dalle singole regioni fino al 31 dicembre 2022.
Nello stesso periodo dell’anno precedente erano 379 le opere non portate a termine. A spaventare, in particolare, è la somma che occorre per completarle: più di 1,4 miliardi di euro.
Ancora una volta, come accennato, è il Mezzogiorno a portare la bandiera dei lavori incompiuti. Le regioni del Sud ne ospitano circa il 70%, ossia 262 su 367.
Indagine Csel sulle infrastrutture in Italia, maglia nera per la Sicilia: 38% di opere incomplete su base nazionale
L’indagine fornita da Csel all’AdnKronos prende in esame tutte le opere che hanno oltrepassato il termine previsto, da contratto, per l’ultimazione. Tutte queste infrastrutture si trovano dunque in una momentanea fase di stallo, più o meno prolungata.
Nella gran parte delle regioni italiane il numero delle opere incompiute è rimasto stabile, o in alcuni casi è calato, rispetto al 2021. Uniche eccezioni la Campania, passata da cinque a nove opere, l’Emilia-Romagna, da sei ad otto, e la Liguria, da due a tre opere.
A incidere pesantemente sul bilancio del Sud è la Sicilia, sede del 38% delle infrastrutture incompiute d’Italia. I progetti che risultano arenati in terra sicula, al 31 dicembre 2022, sono 138. Un elenco che include strade, impianti di depurazione, poli scolastici e aree verdi, ma non solo.
Male anche la Sardegna, con 43 opere incompiute, e la Puglia, con 27 voci inserite nell’elenco. Lazio quarta regione, con 26 opere non terminate. Seguono a ruota la Regione Calabria, con venti opere incompiute, e la Lombardia, con 18 interventi da portare a termine. In Toscana, stabile a quota 13 come nel 2021, spicca il comune di Roccalbegna, al quale sono riconducibili la metà degli interventi in stallo.
In Basilicata l’opera più impegnativa tra le undici totali resta quella relativa alla ristrutturazione e all’adeguamento del presidio ospedaliero di Villa d’Agri. Per finirla occorrono 10 milioni di euro.
11 opere sospese in Molise, dove i lavori necessari si confermano tra i più onerosi nella Penisola. Spiccano gli interventi all’Ospedale ex Asl n. 1 Alto Molise di Agnone: ben 42 i milioni necessari al completamento. Senza contare i lavori lungo la provinciale 59 Fresilia, nel tratto fra Civitanova del Sannio e Sprondasino, per i quali servono altri 40 milioni.
Tra le regioni più virtuose in questa speciale classifica si trovano la Valle d’Aosta, i cui enti non hanno dichiarato alcuna opera incompiuta, e il Friuli Venezia Giulia. In quest’ultimo caso l’unica opera pendente resta la ristrutturazione delle scuole elementari Marconi del comune di Arba.
Il caso del Molise: oneri sulla popolazione di ben 442 euro pro-capite
Il caso del Molise si conferma tra i più sbalorditivi dell’intera comunità nazionale. Come nel 2021, la piccola regione detiene il record del più alto importo pro-capite degli oneri per l’ultimazione dei lavori di opere pubbliche incompiute. Sulle spalle dei molisani oneri pari a ben 422 euro pro-capite, per oltre 122 milioni complessivi.
Un dato ancor più drammatico considerato che in Sardegna, penultima in questa graduatoria, gli oneri per l’ultimazione dei lavori ammontano a meno di un terzo del Molise, ossia 139 euro per abitante.
Scendendo si trovano la Sicilia, con 60 euro a testa e la Basilicata, con 50 euro. In regioni quali Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto, gli oneri pro-capite per l’ultimazione dei lavori viaggiano tra zero e un euro pro-capite.