Superbonus, come stanno andando le operazioni di cessione dei crediti d’imposta a tre mesi dalla conversione in legge del decreto 11 del 2023 che ha bloccato la circolazione dei bonus e l’applicazione dello sconto in fattura? Ad oggi si può dire che le operazioni degli istituti bancari sono limitate, con pochi intermediari che acquistano avendo ancora la capacità fiscale limitata. È cresciuto, e di molto, invece, lo sconto al quale si fanno le poche operazioni di acquisto dei crediti da bonus edilizi e superbonus.
Del resto, nella situazione attuale, chi ha fatto lavori con le agevolazioni, non vede l’ora di liberarsi del credito accumulatosi. Con le difficoltà che si stanno riscontrando si bada al sodo e, al fine di arrivare alla conclusione di varie operazioni, si accordano vantaggi alle banche anche in termini di acquisto dei titoli.
Superbonus, come va la cessione crediti? Cresce lo sconto
A tre mesi di distanza dalla conversione in legge del decreto 11 del 2023, non si hanno notizie rassicuranti sull’andamento della cessione dei crediti dei bonus edilizi e del superbonus. Sia la cessione che lo sconto in fattura risultano del tutto bloccate per i lavori cominciati dopo il 16 febbraio 2023, giorno di entrata in vigore del decreto 11.
Qualche apertura è stata assegnata grazie al meccanismo di remissione in bonis, tramite il quale chi ha dei crediti derivanti dai lavori edilizi può cederli fino al 30 novembre 2023. Ma il meccanismo della cessione non sta facendo registrare andamenti incoraggianti sul fronte dei crediti e degli sconti in fattura. Infatti, la situazione delle banche è pressoché ferma, con i cassetti fiscali che hanno raggiunto il plafond massimo di spesa, a tal punto da non consentire altre operazioni in entrata.
In questo scenario, sono poche le operazioni degli istituti bancari che, però, richiedono anche un intensificarsi dei rapporti con la clientela, soprattutto mediante l’acquisto di parte delle somme incassate con la cessione dei crediti, di titoli.
Superbonus, cessione crediti e sconto: a quanto si acquista oggi?
Restano bloccate, invece, le piattaforme di vendita dei bonus edilizi. Sono pochi gli affari conclusi che sembrano più delle chiusure di lunghe pratiche che reali aperture a operazioni che potrebbero avere un seguito, anche in termini di frequenza. E, in questo scenario, lo sconto al quale avviene la compravendita è divenuto oltremodo elevato. Poche, invece, le possibilità di vedere l’avvio della nuova piattaforma che, nella fase di conversione in legge del decreto 11 del 2023, veniva annunciata dalla politica e dalla maggioranza come il nuovo strumento in grado di liberare spazio fiscale nei cassetti delle banche e riaprire il mercato della circolazione del credito.
Annunciata in partenza a giugno scorso, poi a settembre, la piattaforma Enel X rimarrà, con tutta probabilità, un progetto sulla carta. Anche perché parte delle operazioni che avrebbe dovuto compiere la piattaforma, nei fatti le stanno facendo le imprese e i liberi professionisti. Chi ha delle prospettive di compensazione dei debiti fiscali e contributivi con il modello F24, acquista crediti d’imposta dai contribuenti. L’operazione, si ricorda, è consentita solo ai cessionari dei crediti e a chi applichi lo sconto in fattura.
Comprano bonus edilizi imprese e professionisti per fare la compensazione F24
In tal modo, l’impresa che acquista i crediti d’imposta e li compensa mediante il modello F24, riesce a realizzare una sorta di taglio del cuneo fiscale misurato sulla differenza tra valore nominale del bonus e prezzi di acquisto finale. L’impressione è che si possa realizzare uno sconto fiscale e contribuivo abbastanza conveniente per gli operatori che abbiano sufficiente capienza fiscale che possa garantire l’acquisto (a buon mercato) di crediti d’imposta e sconti.
Nelle intenzioni del governo, questa operazione avrebbe dovuto essere realizzata dalla piattaforma Enel X mediante la vendita, nei periodi in prossimità di scadenze fiscali, di bonus edilizi e allentamento del plafond di spesa dei cassetti fiscali di tutti quegli istituti finanziari che dovrebbero costituire, il cosiddetto “vettore bancario”.