Alberto Zangrillo, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale dell’Ospedale San Raffaele di Milano, è stato protagonista di una lunga intervista concessa al quotidiano torinese “La Stampa” sul tema della sanità pubblica. Il professore traccia una fotografia con tanti punti oscuri, lanciando anche un invito alla collettività affinché sia più responsabile nel suo rapporto con la medicina territoriale:

Oggi, in Italia, la salute non è un bene primario ma un bene di lusso

Il cortocircuito crea una serie di anomalie che finiscono per intasare l’intero sistema. I cittadini, anche a causa delle carenze nella medicina di base, si rifugiano immediatamente negli ospedali e nei reparti di pronto soccorso, intasandoli:

Il pronto soccorso, sovraffollato, perde in questo modo la sua funzione originaria. Ma non è una questione solamente riconducibile alla mancanza di medici di base

Sui rallentamenti che affliggono la spesa pubblica per la sanità (con le risorse del Pnrr al momento in stand by), Zangrillo non ha dubbi:

Visto che le risorse sono limitate è d’obbligo usarle in maniera consapevole, altrimenti è giusto rimanere a casa propria. Al San Raffaele esistono tetti di spesa entro i quali ci vengono riconosciute le prestazioni, ma è chiaro che non è sostenibile lavorare in perdita. Serve insistere sui centri hub per ciascuna patologia

Sanità pubblica, il report Deloitte: un italiano su tre rinuncia a visite ed esami

Mentre sono giornate calde sul tema della sanità pubblica, l’ultimo report di Deloitte “Outlook Salute Italia – Prospettive e sostenibilità del Sistema Sanitario” conferma una totale sfiducia degli italiani verso il Servizio Sanitario Nazionale.

In una scala da 1 a 10, il SSN ottiene una sufficienza abbondante (6,3 punti il valore medio dato dal campione), inferiore ai 7,1 punti della Sanità Privata. Entrambi gli indicatori sono in peggioramento rispetto al 2019, anno di riferimento, ma è l’intero sistema che tradisce una sostanziale polarizzazione verso il privato. Il 48% di chi ha risposto al sondaggio dichiara di usufruire della medicina di base con regolarità (era il 64% nel 2019), mentre le operazioni più classiche relative a esami e cure sono sempre più prassi della sanità a pagamento.

A causa delle gravi carenze, il 33% dichiara di rinunciare alle prestazioni sanitarie. Di questi, il 61% attribuisce la decisione a motivi economici.