I parlamentari Pd Filippo Sensi e Debora Serracchiani hanno presentato alla Camera dei deputati una proposta di legge per recuperare tutto lo spirito della legge Basaglia che, 45 anni fa, contribuì alla chiusura dei manicomi.
Entriamo nei dettagli.
In cosa consiste la proposta di legge sulla salute mentale?
L’obbiettivo della riforma è eliminare soprattutto il pregiudizio che “malattia mentale” corrisponda sempre a “pericolosità sociale” e poi attuare in tutto il territorio nazionale gli stessi strumenti per l’assistenza e la cura dei malati.
Indispensabile è anche l’organizzazione di servizi assistenziali operativi h24 su tutto il territorio. Un altro obbiettivo importante da raggiungere, è eliminare ogni violazione dei più basilari diritti della persona.
Coloro che soffrono di una malattia mentale non possono essere malmenati, abbandonati alla propria solitudine. Il TSO, d’altr parte, non deve essere interpretato come una violenza sulla persona.
Tutte le modifiche da apportare avranno come scopo il mettere al centro l’individuo e raggiungere una dimensione più etica e umana.
“È assurdo che ci siano persone ancora legate al letto come salami. Si sono create venti repubblichette sanitarie. Ogni Regione fa quello che vuole, senza alcun coordinamento nazionale”, denuncia Maria Grazia Giannichedda, sociologa e Presidente della Fondazione Basaglia.
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I problemi di salute mentale sono aumentati dopo la pandemia
Durante la pandemia, i sintomi di stress depressivo e post-traumatico hanno registrato un aumento significativo. La paura e la solitudine sono diventati problemi diffusi.
Il senso di solitudine, però, si può provare anche quando si è attorniati da altre persone. È possibile perdere il contatto sociale e sentirsi soli.
La prevenzione è fondamentale per ridurre il rischio di sviluppare la depressione. Ad esempio, offerte individuali di sostegno o incontri formativi possono aiutare a praticare forme di vicinanza affettiva e solidarietà.
Coltivare consapevolmente le proprie relazioni, dedicare più spazio alle esperienze positive e strutturare la quotidianità in modo sano, possono essere azioni che portano verso la guarigione.
Anche il lavoro può mettere a dura prova la salute mentale
Molte persone sperimentano un lavoro stressante, per questi motivi:
- la pressione del tempo da rispettare;
- la pressione del processo decisionale;
- i carichi di lavoro elevati;
- le aspettative dei manager;
- gli obiettivi di successo troppo alti;
- la precarietà;
- il non sentirsi all’altezza;
- sindrome dell’impostore;
- la paura di perdere il lavoro da un momento all’altro;
- il mobbing.
Tutto questo può portare le persone a rischiare un vero e proprio burnout. Secondo molti psicologi il burnout è una fase preliminare della depressione. Se avvertiamo sempre stanchezza, tristezza, estrema svogliatezza, insonnia persistente o costante difficoltà ad addormentarci, questi possono essere segnali di avvertimento.
In conclusione un sistema nazionale è univoco per la tutela della salute mentale è importante perché permette di garantire un approccio coerente e integrato alla cura e al sostegno delle persone con problemi di salute mentale.
In questo modo si eviterà che ogni Regione vada per conto proprio. Un sistema di questo tipo consente di uniformare le pratiche, di garantire l’accesso equo ai servizi e di coordinare le risorse in modo efficace.
Inoltre, un sistema nazionale di assistenza alla salute mentale potrà contribuire a ridurre lo stigma associato ai disturbi mentali, promuovendo una maggiore consapevolezza e comprensione all’interno della società e meno pregiudizi.