L’opposizione non ci sta, nel giorno in cui il governo esce allo scoperto, prima con la ministra del lavoro e poi con un emendamento, si affossa definitivamente l’idea che si possa arrivare ad un accordo politico per il salario minimo.

Per la segretaria Schlein la maggioranza non vuole il dialogo

Per la segretaria del partito democratico questa maggioranza non ha interesse nel risolvere i problemi dei lavoratori e anzi guarda solo ai profitti e alla propaganda.

“La maggioranza presenta un emendamento per cancellare con un tratto di penna la proposta delle opposizioni sul salario minimo senza offrire neanche la possibilità di un confronto, di un dialogo. Ma così facendo non umilia le opposizioni: umilia lavoratrici e lavoratori poveri, abbandonandoli alla morsa dell’inflazione e alle conseguenze disastrose dei provvedimenti di questo governo. Chi sopprime la possibilità di far uscire lavoratori e lavoratrici dallo sfruttamento e dalla povertà si qualifica da solo: stiamo parlando di 3 milioni e mezzo di persone con un salario minimo orario inferiore ai 9 euro. Quanta arroganza ci vuole per rifiutarsi di prenderli in considerazione?”

Niente salario minimo e niente unità d’intenti nelle opposizioni

La prima mossa decisiva arriva dalla maggioranza che con un emendamento soppressivo presentato in commissione Lavoro alla Camera. Sostanzialmente dirà no alla proposta di legge unitaria presentata dalle opposizioni che punta a riconoscere una paga minima di 9 euro l’ora.

Opposizioni tutte? Non proprio, Italia Viva infatti ha deciso di intraprendere una strada tutta propria con una proposta che più che dare slancio alla riforma porta alla luce altre contraddizioni. Una sorta di autogol che non aiuta certo la realizzazione del salario minimo.

Nella maggioranza si sono affrettati nello spiegare che tale iniziativa è arrivata perché costretti da una metodologia discutibile delle opposizioni.

“Le opposizioni hanno preferito fare di un tema così importante un totem di propaganda in vista dell’estate, ponendo un muro sulla proposta da noi avanzata di una discussione a 360 gradi sulla contrattazione, il welfare aziendale e lavoro povero da avviare a settembre”. 

Per la ministra bastano i contratti nazionali (rinnovati?)

Già la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone aveva chiuso ogni spiraglio con una frase che non è piaciuta a nessuno se non alla maggioranza.

Non si può fare per legge un salario minimo, basta la contrattazione nazionale”

Peccato che la stessa ministra non ricorda come molti contratti nazionali sono scaduti da anni e sembra che il governo Meloni abbia voglia di lavorare in questo campo. A partire dal contratto nazionale dei lavoratori del trasporto aereo scaduto da 6 anni e in sciopero in questi giorni.