Nel primo trimestre del 2023, le attivazioni dei contratti di lavoro al netto delle trasformazioni a Tempo Indeterminato sono risultate pari
a oltre 3 milioni 113 mila, in crescita del 2,5% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (pari a +77 mila contratti), e hanno
riguardato 2 milioni 326 mila lavoratori, con un lieve aumento tendenziale pari a +0,2% (corrispondenti a -4 mila individui). Sono
questi i dati emersi dall’ultimo rapporto del Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali.

Lavoro a tempo indeterminato in crescita in Italia: i dati

Nel settore dei Servizi, che assorbe il 68,4% del totale attivazioni, si registra un aumento tendenziale pari al 5,7%, che coinvolge in misura percentuale maggiormente gli uomini (+6,1%). Di contro, le attivazioni nel settore delle Costruzioni, che rappresentano il 6,9% del totale, registrano nel primo trimestre del 2023 la contrazione più marcata, pari a -8,4%, mentre per l’Industria in senso stretto
si osserva una variazione positiva contenuta, pari a +0,6%. L’Agricoltura, che con 496 mila attivazioni assorbe il 14,9% del totale, risulta in lieve diminuzione, pari al – 0,4%, con un andamento divergente tra gli uomini, per i quali si registra un calo
(-1,2%), e le donne, che mostrano un incremento (+2,0%).
Le attivazioni dei contratti a Tempo Indeterminato comprensive di 209 mila trasformazioni (di cui 174 mila da Tempo Determinato e 35 mila da Apprendistato) determinano un complessivo flusso
in ingresso verso il Tempo Indeterminato pari a 728 mila unità, un valore che risulta superiore rispetto alle 526 mila cessazioni a Tempo Indeterminato. Il flusso in entrata verso il Tempo Indeterminato mostra una crescita tendenziale di 15 mila unità
(+2,1%), spiegata dalla crescita delle trasformazioni (+24 mila) e dal calo delle attivazioni a Tempo Indeterminato (-9 mila).


Crescono anche i contratti a Tempo Determinato


Le attivazioni dei contratti a Tempo Determinato, pari a 2 milioni 96 mila, mostrano una crescita del 3,3% (pari a +66 mila unità). Le attivazioni dei contratti di Apprendistato, pari a 97 mila, diminuiscono dello 0,8%, mentre quelle relative ai contratti di Collaborazione, pari a 102 mila, mostrano un calo più marcato, pari a -6,3%. Le attivazioni rientranti nella tipologia contrattuale Altro, pari a 300 mila e
costituiti maggiormente dal lavoro intermittente e dal lavoro nello spettacolo, mostrano invece un consistente aumento, pari al 10,1% (corrispondenti a +27 mila unità).


Crescono anche le cessazioni di lavoro

I rapporti di lavoro giunti al termine mostrano una crescita tendenziale esclusivamente nel settore dei Servizi (+1,0%, +17 mila circa) in cui è concentrato il 78,4% delle cessazioni e nelle Costruzioni (+1,1%) grazie al contributo di entrambe le componenti di genere. Nell’Industria, a fronte dell’aumento nelle Costruzioni si osserva un calo nell’Industria in senso stretto (-4,2%, pari a -8 mila 400) che risulta maggiore nella componente femminile (-5,6% a fronte di 3,6% di quella maschile) mentre prosegue il decremento delle cessazioni nel Settore Agricolo (-7,9%, pari a -12 mila 300).
Nel primo trimestre 2023 le dinamiche tendenziali delle cessazioni registrano un incremento nei Contratti a Tempo Determinato (+3,6%, pari a +47 mila cessazioni), che rappresentano il 59,4% del totale dei contratti, e nella tipologia contrattuale Altro (+6,5%, pari a +16 mila), mentre mostrano una diminuzione nei Contratti a Tempo Indeterminato (-9,9%, pari -58 mila) che rappresentano il 23,4% dei contratti cessati e nell’Apprendistato (-4,3%, pari a circa -3 mila rapporti). Nel complesso delle tipologie contrattuali le variazioni tendenziali coinvolgono entrambe le tipologie di genere, con variazioni sostanzialmente superiori nelle donne rispetto agli uomini.

Federico Luciani