Nessuna sorpresa: il governo blocca sul nascere la proposta del salario minino. È successo nella Commissione Lavoro della Camera dei deputati dove il centrodestra unito ha presentato un emendamento soppressivo dell’intera proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo a 9 euro l’ora. Lo riferiscono fonti parlamentari di maggioranza che – riporta l’AGI – commentano così la decisione presa:
Nonostante le numerose audizioni svolte in commissione, la maggior parte delle quali hanno espresso contrarietà a un salario minimo regolato per legge, le opposizioni hanno preferito fare di un tema così importante un totem di propaganda in vista dell’estate, ponendo un muro sulla proposta da noi avanzata di una discussione a 360 gradi sulla contrattazione, il welfare aziendale e lavoro povero da avviare a settembre.
E ancora, sempre la maggioranza parlamentare, fa sapere che:
Ci siamo visti costretti a procedere in questo senso e continuare nel lavoro avviato, da maggioranza e governo, su provvedimenti che hanno già dato i loro frutti – come il taglio del cuneo e il dl lavoro – e quelli che tra qualche giorno arriveranno in Parlamento come il prossimo disegno di legge lavoro. Il tema dei salari è nell’agenda politica del centrodestra e stiamo lavorando per dare risposte adeguate e non solo strumentali ed inattuabili
Il governo boccia l’idea
Il passaggio in commissione non è altro che un riflesso di una precisa impostazione politica del governo, già abbondantemente spiegata dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e reiterata oggi dalla Ministra del Lavoro. Così, infatti, ha parlato Elvira Calderone nel corso della presentazione del documento programmatico della Cisl:
Io cerco oggi di essere diretta perché non credo al salario minimo per legge perché io credo alla buona contrattazione collettiva e soprattutto credo veramente nel valore delle parti sociali e soprattutto nel valore rappresentato dalla qualità delle relazioni industriali in Italia.
Contrario anche Renzi
Italia Viva si sgancia dal partito di federazione – Azione – e sta con il governo nel dire alla proposta di salario minimo sottoscritta dai gruppi di opposizione. Matteo Renzi spiega i motivi:
Noi votiamo le leggi che ci convincono, chiunque le proponga, stando al merito ma senza trasformare queste leggi in bandiere della maggioranza o delle opposizioni. Nel merito poi, questa legge sul salario minimo è molto diversa da quella che avevamo immaginato noi dopo il JobsAct, Industria 4.0 e dopo tutte le nostre misure sul lavoro.
Rabbia Pd ed M5s
Apriti cielo, invece, in casa Partito Democratico. Il capogruppo alla Camera, Francesco Boccia, si dice non sorpreso e ne parla come della conferma della mancanza di attenzione, da parte del governo, per il lavoro dignitoso. Le parole del senatore:
Dopo un decreto lavoro che ha istituzionalizzato la precarietà, dopo l’abolizione del reddito di cittadinanza, dopo l’elemosina della social card, ora il no alla proposta di salario minimo – sottolinea l’esponente del Pd – sancisce che Giorgia Meloni e i suoi alleati considerano i più fragili, chi ha meno, chi non ha lavoro i loro avversari. Per noi sotto la soglia dei 9 euro non è lavoro ma sfruttamento. Per loro evidentemente – conclude – i tre milioni di lavoratrici e lavoratori sottopagati e sfruttati non sono degni di essere tutelati.
Umore simile in casa Movimento 5 Stelle. A commentare il fatto è il Il Presidente del partito, Giuseppe Conte. Ecco le sue parole:
Blaterano di ‘patriottismo’ ma lo fanno valere solo per difendere i loro ministri dalle dimissioni e tutelare i loro privilegi. Non a favore degli italiani che – due su tre – chiedono un salario minimo legale. Meloni e la maggioranza sono convinti di avere avuto con le elezioni il mandato politico di insultare gli italiani