C’è una svolta nelle indagini riguardanti la morte di Marco Conforti, l’imprenditore di Torino trovato senza vita all’interno del bagagliaio del suo Suv lo scorso 28 maggio. Stando alle ultime notizie, gli inquirenti avrebbero iscritto nel registro degli indagati due persone, due pusher di origini africane: un uomo di 39 anni e una donna di 30. Potrebbero essere stati loro a vendere al 55enne la droga che lo avrebbe ucciso, occultandone il cadavere.

Morte di Marco Conforti a Torino: indagate a piede libero due persone

Stando all’esito dell’autopsia, Marco Conforti sarebbe morto a causa di un arresto cardiaco. E non in seguito a una morte violenta. L’ipotesi è che abbiano avuto un ruolo le elevate dosi di cocaina assunte poco prima, al culmine di una giornata di eccessi. Ma, se anche fosse, come ci è finito all’interno del bagagliaio della sua auto, il Suv trovato all’angolo tra via Rovigo e strada del Fortino, nel quartiere Aurora di Torino? È uno degli interrogativi a cui gli inquirenti stanno cercando di rispondere da quando, lo scorso 28 maggio, hanno rinvenuto il cadavere del 55enne, noto imprenditore della città.

Nelle ultime ore avrebbero iscritto nel registro degli indagati due persone, due pusher di origini africane, un uomo di 39 anni e una donna di 30, che avrebbero avuto contatti con la vittima. A dimostrarlo sarebbero i filmati delle videocamere di sorveglianza installate nei pressi del luogo del ritrovamento del corpo e i tabulati telefonici del telefonino dell’uomo. Potrebbero essere stati loro a vendere a Conforti la droga che aveva consumato. Le ipotesi di reato a carico dei due sono di “morte come conseguenza di altro reato”, “cessione di sostanze stupefacenti” e “occultamento di cadavere“. Si pensa, infatti, che l’uomo possa essere morto – dopo aver accusato il malore – quando era ancora in loro compagnia e che questi, spaventati, ne abbiano nascosto il corpo.

Un’accusa, l’ultima, destinata a cadere: secondo gli investigatori, il 55enne, ormai fuori di sé e “non lucido”, nel bagagliaio ci sarebbe entrato da solo. E avrebbe poi gettato le chiavi dell’auto sul sedile.

La ricostruzione dell’ultima notte dell’imprenditore: la cena con gli amici e lo strip club

Mentre si cerca di fare chiarezza sul Suv e sul ruolo delle due persone indagate a piede libero, sulla ricostruzione dell’ultima giornata dell’imprenditore non ci sarebbero più dubbi. La mattina del 23 maggio Conforti si sarebbe recato in Liguria per cercare un posto barca in cui sistemare il suo motoscafo; più tardi, dopo essere tornato nella sua villa di Torino per cambiarsi d’abito, avrebbe raggiunto i suoi amici in un ristorante di pesce della città. Qui, prima di allontanarsi, avrebbe effettuato due ricariche da 500 euro sul conto di una ragazza russa (presente alla cena) con cui aveva avuto una relazione.

Insieme a un amico avrebbe trascorso il resto della serata in uno strip club vicino Porta Nuova. Solo dopo avrebbe acquistato la cocaina che, secondo gli esami tossicologici, avrebbe assunto la stessa sera. Non sarebbe morto, comunque, di overdose. Piuttosto, le elevate quantità di droga consumate potrebbero avergli provocato un’aritmia. Il patrigno, con cui aveva avviato la sua produttiva attività di autoscuole (attività a cui doveva il soprannome di “re delle autoscuole”), lo ha definito una persona “che amava la bella vita”. La sua morte ha lasciato perplessi molti.

E in molti ora aspettano che sia fatta giustizia, qualora fosse accertata la responsabilità di terze persone almeno nei momenti successivi al decesso.

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