Un manifesto funebre per esprimere “vicinanza alla famiglia” in occasione dei funerali di Rosario Curcio, uno dei killer della testimone di giustizia Lea Garofalo: e il comune di Petilia Policastro, in provincia di Crotone, è ora nella bufera. L’uomo è morto lo scorso 29 giugno al Policlinico di Milano, dopo un tentativo di suicidio, avvenuto la sera prima, nel carcere di Opera. Dove era rinchiuso dal 2010, condannato all’ergastolo.
Manifesto funebre per Rosario Curcio, killer di Lea Garofalo: “L’amministrazione comunale partecipa al dolore della famiglia”
Sul manifesto dell’amministrazione comunale di Petilia Policastro, paese d’origine del 46enne Rosario Curcio, si legge:
Il sindaco Simone Saporito e l’Amministrazione comunale partecipano al dolore che ha colpito la famiglia Curcio per la perdita del caro congiunto.
I funerali di Curcio sono stati celebrati a Camellino, frazione di Petilia dove l’uomo risiedeva, lo scorso 11 luglio. Il Comune si era costituito parte civile durante il processo per l’omicidio di Lea Garofalo, avvenuto nel 2009. Negli ultimi mesi aveva anche promosso delle iniziative per la legalità, proprio nel nome di Lea.
Il sindaco: “Davanti alla morte si è tutti uguali”
Il sindaco della cittadina in provincia di Crotone, Simone Saporito, ha cercato di difendere l’iniziativa, spiegando che è frutto di un accordo con le pompe funebri, valida per tutti i cittadini:
Da quando è scoppiata la pandemia, come Amministrazione comunale abbiamo fatto un accordo con le agenzie di pompe funebri per fare i manifesti di vicinanza per tutti i funerali che si celebrano in città. L’opportunità di fare il manifesto è in effetti opinabile, ma noi abbiamo fatto il manifesto a tutti. Perché a lui no? Davanti alla morte si è tutti uguali. Sarebbe stata una discriminazione al contrario non farlo.
Ma questa giustificazione che però non ha convinto le forze politiche. Nelle ultime ore il segretario provinciale del Pd Leo Barberio aveva censurato la decisione del Comune, chiedendo le dimissioni del primo cittadino.
Le reazioni
Il segretario provinciale di Fratelli d’Italia di Crotone Michele De Simone ha criticato quanto avvenuto:
Il manifesto di vicinanza al dolore della famiglia per la morte di Rosario Curcio, uno degli assassini di Lea Garofalo, fatto dall’Amministrazione comunale di Petilia Policastro, andava evitato in modo categorico e senza alcun tentennamento. La prassi che per ogni morto il Comune di Petilia faccia un manifesto non può essere una giustificazione. La pietas cristiana impone rispetto per ogni morto, ma in questo caso prevale il rispetto per Lea Garofalo.
De Simone ha poi evidenziato che la vicenda non può essere ridimensionata, invitando l’amministrazione comunale a una “riflessione seria” e ad assumersi le proprie responsabilità.
Sulla vicenda è intervenuto anche il capogruppo di Aione al consiglio comunale di Crotone, Salvo Riga, che chiede l’intervento del Prefetto di Crotone per chiarire quanto accaduto. Mentre la senatrice Vincenza Rando, responsabile Legalità del Pd, ha dichiarato:
È ingiustificabile che un sindaco e un’amministrazione possano partecipare, nella qualità di rappresentanti istituzionali, al dolore per la morte di una persona che ha partecipato a un omicidio ed è stato tra gli artefici di una delle storie più dolorose e atroci del nostro Paese. Il ricordo e la memoria di Lea Garofalo non possono essere offesi. Mi chiedo se esiste ancora un’etica della responsabilità nella politica e a maggior ragione in chi amministra una comunità.
Wanda Ferro: “Un inchino delle istituzioni”
Il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro ha usato dure parole nei confronti di quanto accaduto a Petilia Policastro.
L’iniziativa del sindaco di Petilia Policastro di partecipare a nome dell’Amministrazione comunale al lutto per la morte di uno degli assassini di Lea Garofalo è inaccettabile. La mafia vive di simboli, e i manifesti funebri fatti affiggere dal sindaco rappresentano un inchino delle istituzioni alla memoria di Rosario Curcio, condannato all’ergastolo in via definitiva per aver partecipato all’omicidio e alla distruzione del cadavere di Lea, punita per essersi ribellata ad un destino di ‘ndrangheta.
Ferro poi sottolinea come Lea Garofalo e il suo assassino non siano uguali di fronte alla morte.
No, Lea Garofalo e l’uomo che bruciò il suo corpo per farlo sparire non sono uguali, neppure davanti alla morte. Chi rappresenta le istituzioni deve scegliere sempre da quale parte stare. Il sindaco ha mostrato di scegliere la parte sbagliata.