Palermo, condannata in primo grado a 20 anni per aver ucciso la madre con una dose letale di farmaci. Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Palermo, Maria Pino, ha emesso la prima sentenza per il caso che vede la rea confessa 17enne come unica imputa per l’omicidio della madre Teresa Spanò.
La pena inizialmente avanzata per l’accusa di omicidio premeditato era doveva essere di 30 anni di reclusione, pari al massimo previsto per una minore. Utilizzando però il rito abbreviato la giovane ha ottenuto una riduzione della pena.
Palermo condannata a 20 anni per aver ucciso la madre: il tentativo di mascherare l’omicidio come suicidio
I fatti risalgono alla notte tra l’1 e il 2 Gennaio 2023. Teresa Spanò aveva 55 anni e svolgeva la professione di insegnante a Casteldaccia, in provincia di Palermo. Il suo corpo ormai senza vita era stato rinvenuto nell’appartamento dove la donna viveva con la figlia, nel comune di Bagheria.
Proprio la figlia aveva chiamato le forze dell’ordine quella notte richiedendo l’intervento del personale medico per la madre. La giovane aveva tentato di mascherare l’omicidio del genitore facendo credere che si trattasse di un suicidio.
La ragazzina, studentessa liceale nella città dove viveva, avrebbe secondo l’accusa premeditato l’omicidio. La sera prima avrebbe mescolato una dose letale di farmaci, per la precisione benzodiazepine, nel purè di patate che la donna si accingeva a consumare.
In un primo momento il piano della 17enne sarebbe stato quello di inscenare una decisione estrema da parte della madre. Poi però la ragazzina avrebbe perso il controllo. Secondo le immediate indagini, avrebbe strangolato la donna, inferendole anche colpi di arma da taglio agli arti superiori. Gli inquirenti perciò sono arrivati subito a scartare la prima versione dei fatti fornita dalla ragazzina, iscrivendola sul registro degli indagati come unica sospettata del decesso della madre.
Le indagini avevano quindi incastrato la 17enne. Il suo tentativo di avvelenare mortalmente la madre non era andato a segno e la giovane avrebbe completato l’omicidio con lo strangolamento.
Gli indizi piuttosto evidenti hanno portato la ragazzina a crollare. Appena qualche ora dopo il delitto, la 17enne ha infatti confessato la sua colpa. Avrebbe infatti ammesso di aver utilizzato un farmaco per provocarne la morte ma che questo non abbia fatto sufficientemente effetto. All’interrogatorio, la ragazzina aveva quindi confermato che era stata lei a colpire con diverse coltellate il corpo della madre e di averla strozzata.
Confermata la premeditazione del gesto
Per lei si erano già aperte le porte del carcere minorile. Il Gip aveva infatti ritenuto potenzialmente pericolosa la ragazzina e ne aveva quindi disposto il suo trasferimento dalla comunità protetta che la ospitava al penitenziario di Roma.
I successivi accertamenti avrebbero poi confermato che madre e figlia litigassero spesso e che il padre dell’adolescente non era mai stato presente nella sua vita.
Tra le due erano quindi frequenti gli episodi di violenza ma nessuno avrebbe pensato che la 17enne covasse un piano per uccidere la madre. Le indagini avevano però fatto emergere un altro avvenimento sospetto.
Già nel corso del Novembre del 2023 la ragazzina avrebbe cercato di eliminare il genitore con lo stesso modus operandi. Quella volta la dose di medicinale non fu tale da indurre la morte. Teresa Spanò avrebbe confuso il lieve malessere provocato dall’assunzione involontaria di farmaci con una banale intossicazione alimentare. Ricoverata in ospedale, dopo qualche giorno si rimise al meglio e il piano della 17enne naufragò.
La ragazzina però non si era data per vinta e nella notte tra l’1 e il 2 Gennaio aumento il dosaggio della sostanza mortale. Questo episodio dimostrò alla Magistratura come la 17enne avesse pianificato l’omicidio con premeditazione.
L’accusa aveva chiesto una pena di 28 anni di reclusione, che sarebbero diventati 18 grazie al rito abbreviato. Il Gup ha però riconosciuto l’aggravante della premeditazione e ha emesso la sentenza di primo grado a 20 anni di reclusione forzata. Dopo la lettura della condanna, la giovane imputata è stata riaccompagnata nel carcere di Roma.