Giustizia, Nordio ha rilasciato oggi, venerdì 14 luglio 2023, un’intervista al quotidiano Il Corriere della Sera in cui non solo ha ribadito l’importanza della separazione delle carriere, ma anche ha ripercorso alcune tappe della storia e della sua carriera professionale. Il ministro ha aggiunto inoltre che, ad oggi, la separazione delle carriere esiste in gran parte del mondo occidentale e non mina l’indipendenza della magistratura.

Giustizia, Nordio: “Separazione delle carriere significa anche discrezionalità”

Ai microfoni del giornale, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha ribadito la sua linea e quella del governo italiano riguardo alla riforma e, più nello specifico, ha affrontato il tema riguardante la separazione delle carriere. Vediamo dunque quali sono state le sue prime dichiarazioni in merito:

La separazione delle carriere è consustanziale al processo accusatorio voluto da Vassalli, partigiano antifascista pluridecorato, socialista e garantista. Purtroppo, come ho detto, è stato attuato a metà. Essa esiste in tutto il mondo anglosassone, e non mina affatto l’indipendenza della magistratura requirente.

Carlo Nordio ha mostrato di avere le idee molto chiare. Dall’altra parte ha anche ammesso che la strada da percorrere è ancora lunga, ma ciò non fermerà il governo. La riforma della giustizia sarà attuata. La giustizia cambierà. Lo ha ribadito più volte oggi lo stesso ministro a Il Corriere della Sera.

Essa richiede una revisione costituzionale, e quindi il cammino è più lungo. Comunque fa parte del programma di governo, e sarà attuata.

Il politico ha poi elencato altri aspetti positivi riguardo alla separazione delle carriere, come il fatto che essa comporti anche la discrezionalità da parte dell’azione penale e la facoltà del pm di ritrattarla. Elementi che, per il momento, in Italia non sono previsti, in quanto non previsti dalla Costituzione del nostro Paese. Carlo Nordio dunque ha proseguito così il suo ragionamento:

Separazione delle carriere significa anche discrezionalità dell’azione penale e facoltà del pm di ritrattarla. Tutte cose che in questo momento la Costituzione non consente. Ma se fossero attuate eviterebbero almeno un trenta per cento dei processi che si rivelano inutili e dannosi e rallentano la celebrazione di quelli più importanti e quindi la giustizia sarebbe più celere.

Imputazione coatta a Delmastro: il parere di Nordio

Il ministro della Giustizia è intervenuto, in seguito, in emerito all’imputazione coatta che ha coinvolto il suo sottosegretario Andrea Delmastro delle Vedove. Carlo Nordio ha rivelato di essere contro e di criticarla ormai da 25 anni. Intervistato da Il Corriere della Sera ha detto:

L’imputazione coatta, indipendentemente dal caso attuale, la critico da 25 anni: è un residuo del vecchio codice, quando c’era il giudice istruttore, inserito nel nuovo Vassalli per un compromesso: il legislatore non ha avuto il coraggio di attuare compiutamente il sistema accusatorio, dove il pm è monopolista e arbitro dell’azione penale.

Nordio ha ricordato anche che diversi anni fa, precisamente tra il 2002 e il 2006, aveva presieduto la Commissione per la riforma del codice penale, al fianco di autorevoli personalità, tra accademici, magistrati, avvocati ed esperti del settore. In quell’occasione, ha raccontato il ministro, aveva avuto la possibilità di studiare tutto ciò che era stato scritto in materia. Quindi ha continuato con queste parole:

Praticamente all’unanimità la Commissione ha concluso che il concorso esterno andava tipicizzato con una norma ad hoc, perché non esiste come fattispecie autonoma nel codice, ma è il frutto di una interpretazione giurisprudenziale che coniuga l‘art 110, sul concorso, con il 416 sull’associazione.

E ancora:

Questo ha comportato un’estrema incertezza applicativa. Tanto che la Cassazione ha cambiato più volte indirizzo, e ancora fatica a trovare una definizione convincente.

Nordio: “Le bordate arrivano dall’opposizione e…”

Il ministro della Giustizia non ha perso occasione di togliersi anche qualche sassolino dalla scarpa. Ha sostenuto di non sorprendersi del fatto che le “bordate” arrivino sempre dai membri dell’opposizione (ma non solo).

Non mi stupisco che arrivino bordate dall’opposizione: la politique n’a pas d’en- trailles. E nemmeno dalla stampa più critica, che leggo sempre con benevola indulgenza. Mi sorprende che arrivino da magistrati, che da tecnici del diritto dovrebbero sapere che il concorso esterno è ormai, per dirla con Churchill, un enigma dentro un indovinello avvolto in un mistero.