La situazione furti nei negozi a Milano si inserisce perfettamente nella crescente percezione di insicurezza che si respira in città. Secondo l’analisi del Centro studi della Cgia di Mestre, Milano è la prima città italiana per furti a danni di commercianti e artigiani, con 222,8 rapine ogni 100mila abitanti. La gravità della situazione impatta non solo sul capoluogo lombardo ma su tutta la Regione, dove, secondo il citato studio, avvengono in media 40 furti al giorno. Secondo questi dati, pertanto, la Lombardia è la terza regione di Italia per furti denunciati ai danni di attività commerciali.
Questa rappresentazione di Milano è confermata anche dal Lab24 del Sole24Ore, che pone la città in testa alla classifica dell’Indice di criminalità in relazione ai furti negli esercizi commerciali. La «brutalità» di questi dati è però parzialmente smentita a TAG24 da Andrea Painini, presidente di Confesercenti Milano e vicepresidente di Confesercenti Lombardia.
Furti nei negozi a Milano, Painini: “La chiave di lettura è l’insicurezza percepita dai cittadini”
Le varie rilevazioni che indagano il tasso di furti nelle città italiane vedono sempre Milano in testa, soprattutto in relazione alle ladrerie ai danni dei commercianti. Che in città si respiri una sempre maggior insicurezza è, d’altronde, testimoniato dai numerosi fatti di cronaca di cui ogni giorno si ha notizia e da testimonianze – come quella di questo tassista – che parlano dei pericoli crescenti in cui ci si può imbattere nelle strade.
La redazione di TAG24 ha dunque approfondito l’argomento con Andrea Painini, presidente di Confesercenti Milano e vicepresidente di Confesercenti Lombardia, in questa intervista esclusiva.
Presidente Painini, diverse rilevazioni sottolineano come Milano non sia una città sicura per commercianti e artigiani. Conferma?
“Francamente sono più le notizie che apprendo dalla stampa che quelle che mi arrivano dai miei associati. Credo che la percezione di insicurezza sia più generalizzata e non riguardi soltanto il settore del commercio. Certo apprendiamo di situazioni di atti di vandalismo associati anche a furti. Ma onestamente non esagererei.
La chiave di lettura sta nella differenza fra quello che viene erogato dalle Forze dell’ordine e quello che viene percepito. La sicurezza non è soltanto il numero dei reati, ma l’insieme di una serie di fattori che condizionano le sensazioni delle persone. Vedere gente che bivacca o situazioni di degrado dà una certa percezione di insicurezza, anche se magari i reati sono diminuiti.
Noi studiamo questi fattori da anni confrontandoci con le Forze dell’ordine per trovare la quadra. Sicuramente il sistema giuridico italiano è troppo lascivo e, allo stesso tempo, più Forze dell’ordine sul territorio farebbero sentire più al sicuro”.
Crede ci sia un problema politico?
“La politica c’entra sempre, perché è la politica che decide la retribuzione delle Forze dell’ordine sul territorio. Va detto però che Milano c’è una situazione a se stante rispetto al resto dell’Italia. Qui ci sono molti interessi, molte persone, molti soldi. Furti e delinquenza seguono, ovviamente, le situazioni dove ci sono più opportunità”.
Come si sono organizzati i commercianti in relazione all’eventualità di subire furti?
“Oggi ci sono dei sistemi di telecamere e allarmi molto all’avanguardia. Il discorso è che spesso, oltre ai furti, i commercianti subiscono danni alle cose e alle vetrine. Anche su questo farei una differenza fra la Lombardia e Milano, perché esistono tanti contesti diversi ed è difficile generalizzare.
Certamente subire un furto è sempre una cosa brutta, ma ripeto: dobbiamo leggere queste situazioni all’interno del contesto urbano. Sfilare un portafoglio da una tasca è diverso da un furto commerciale, dove c’è premeditazione e organizzazione. Ricordiamo tutti le famose «spaccate» con i mezzi che piombavano dentro le vetrine. Sono situazioni pesanti e difficili da sconfiggere completamente. Certamente i sistemi di sorveglianza e i nebbiogeni hanno contribuito a smussare un po’ la frequenza. Ovvio che questi episodi succedono ancora, altrimenti non staremo a parlarne. Ogni commerciante si tutela come può, anche sottoscrivendo polizze assicurative”.
In definitiva lei non registra una situazione così grave come quella che appare dalle statistiche rilevate. Questo perché i commercianti sono abituati a una situazione di impunità, e magari denunciano meno, o perché i numeri sono più controllati di quello che sembra?
“No, i commercianti tendono a denunciare. Probabilmente i numeri che leggiamo non sono così percepiti in modo così forte nella realtà. Ripeto, se dovessimo parlare della situazione di insicurezza su area pubblica le posso dire che le cose stanno effettivamente così. In riferimento ai furti e alle rapine agli esercizi commerciali non mi arriva un sentore così forte dagli associati. Non credo ci sia immobilismo a Milano da parte delle Forze dell’ordine: arrivo adesso dalla stazione centrale dove era in corso un mega blitz. Ma cosa accadrà domani? Il problema è dare continuità al territorio”.