Un bilancio sulle mafie e sulle associazioni criminali sul panorama nazionale e non solo: questi gli argomenti cardine dell’udienza del procuratore di Palermo Maurizio De Lucia davanti alla Commissione nazionale antimafia.

Proprio la mafia, secondo il magistrato, attualmente attraversa “una fase di crisi” ma non può certo dirsi sconfitta.

Cosa nostra ora si è indebolita, ma è tutt’altro che sconfitta, e anzi in questo momento di debolezza cerca di ristrutturarsi per mezzo, tra le altre cose, della ricerca di nuovi capitali.

Il procuratore ha elencato le “quattro linee d’azione” che la giustizia segue per contrastare Cosa nostra. Il primo pilastro “è la cattura dei grandi latitanti“, allo scopo di “togliere le intelligenze che comandano l’organizzazione sul territorio”. Il secondo pilastro riguarda lo strumento del 41 bis, considerato “essenziale”.

La caratteristica delle mafie è cercare dei vertici che siano in grado di dirigerle. Che questi siano in carcere, ma non posti nelle condizioni di non comunicare con l’esterno, rende inutile la loro cattura. E’ una misura di prevenzione, per impedirgli di continuare a fare da dentro quanto faceva da libero, non è una pena in più.

Il procuratore De Lucia alla Commissione antimafia: “Intercettazioni strumento decisivo”

Dei quattro pilastri enunciati dal procuratore non fanno parte i collaboratori di giustizia, in passato “decisivi nel contrasto a Cosa nostra”, ma oggi “in flessione nella qualità e nel numero”.

Il fatto che non ce ne siano di nuovi in parte dipende da una legislazione che in questo momento a nostro giudizio potrebbe essere migliorata.

Il terzo strumento, sottolinea il magistrato, riguarda l’uso dei sequestri penali, “in tutte le forme che l’ordinamento ci offre”.

Per noi sono di preziosissima utilità per indebolire l’organizzazione mafiosa. La ragione è pratica: è essenziale che lo Stato impoverisca l’organizzazione. Sequestro e confisca dei beni sono strumenti imprescindibili rispetto ai quali continuiamo massicciamente a operare.

In aggiunta al carcere duro, a rivelarsi “indispensabili e decisive” secondo il procuratore sono le intercettazioni, uno strumento valido soprattutto contro i mafiosi di alto rango. Proprio queste ultime sono “talmente importanti” che “non posso immaginare riforme in senso limitativo”.