Dele Alli, ex giocatore del Tottenham in forza all’Everton, racconta in un’intervista al portale Overlap di alcune sue vicende personali: dalla difficile infanzia fino a dipendenze che lo hanno portato a disintossicarsi. Il calciatore confessa di essere anche stato all’interno di una struttura per un periodo di tempo.
L’intervista di Dele Alli a Overlap
Esiste un immaginario comune che vede i calciatori come milionari senza problemi che dedicano la loro vita allo sport che praticano sin da bambini, in poche parole dei privilegiati senza problemi e dalle vite quasi sempre entusiasmanti. Il caso di Dele Alli, che recentemente si è raccontato a The Overlap, smentisce questa visione distorta. L’ex enfant prodige del Tottenham è famoso per essere stato uno dei giovani più promettenti della sua generazione, secondo alcuni avrebbe addirittura potuto ambire ad un Pallone d’Oro ma le cose non sono andate esattamente come dovevano. Dal 2020 la carriera di Alli è in salita: l’addio agli Spurs e alla Nazionale, l’approdo all’Everton e il prestito al Besiktas per poi tornare ai Toffees. Oggi a 27 anni il giocatore cerca di tornare ad alti livelli ma ieri ha voluto raccontare una parte inedita della sua vita: quella lontana dal terreno di gioco.
Un’infanzia difficile
Originario di Milton Keynes quando era solo un ragazzino ha ricevuto dalle molestie subite da un’amica della madre che era alcolizzata. L’anno dopo, a soli sette anni, ha cominciato a fumare e ad otto anni a spacciare droga. La vita dell’ex enfant prodige del Tottenham ha preso una svolta quando è stato adottato da un’altra famiglia. Da allora Alli ha cominciato a giocare a calcio, il giocatore ha detto di essere molto grato alla sua famiglia adottiva.
Il problema con le droghe
Le cicatrici della difficile infanzia però sono sempre rimaste. Alli ha ammesso nel corso dell’intervista-per la prima volta nella sua vita- di essere diventato dipendente da sonniferi e alla fine della sua avventura in Turchia si è rivolto ad una struttura per disintossicarsi:
“Dopo un primo luogo non adatto, sono stato in una struttura moderna che si occupa di dipendenza, salute mentale e traumi. E’ stata una mia decisione. Andavo ad allenarmi con il sorriso ma mi sforzavo di farlo, le cose non andavano bene”.
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