Per effetto della precettazione del ministro Salvini lo sciopero di 24 ore dei treni previsto per oggi durerà solo fino alle 15. L’intervento del titolare del dicastero dei Trasporti e delle Infrastrutture, motivato dalla volontà di mitigare i danni per gli utenti del trasporto ferroviario, ha tuttavia scatenato le più vive proteste delle sigle aderenti allo sciopero che, in coro, hanno manifestato la volontà di impugnare la precettazione.
La decisione del ministro Salvini di dimezzare la durata dello sciopero è, per le sigle sindacali del comparto – Cgil, Cisl, Uil, Orsa Ferrovie, Ugl Ferrovieri e Fast Consal – semplicemente inaccettabile, dato che il MIT era a conoscenza della mobilitazione già dall’8 e dal 22 giugno.
Sciopero dei treni, Povegliano (Orsa Ferrovie) a TAG24: “La precettazione del ministro Salvini non risolve né i nostri problemi né quelli degli utenti”
Lo sciopero dei treni indetto per oggi dalle principali associazioni sindacali del comparto ferroviario durerà fino alle 15, nonostante l’intenzione delle stesse di mobilitarsi per 24 ore. Il dimezzamento dell’orario di sciopero a seguito della precettazione del ministro Salvini ha però alzato il livello di scontro tra associazioni sindacali e MIT, con le prime pronte a impugnare una decisione ritenuta lesiva del loro diritto costituzionale. Di diverso avviso, tuttavia, il Ministero delle Infrastrutture che sottolinea come i sindacati non abbiano accolto la richiesta di evitare il contemporaneo sciopero di Trenitalia e Italo.
Per conoscere le rivendicazioni dei sindacati e come sia stata accolta la decisione del ministro Salvini di precettare lo sciopero, la redazione di TAG24 ha raggiunto Daniele Povegliano, segretario del Personale viaggiante di OR.S.A Ferrovie, l’organizzazione sindacati autonomi e di base.
Povegliano, come avete giudicato la precettazione dello sciopero da parte del ministro Salvini?
“Riteniamo che la precettazione sia stata scandalosa. La proclamazione di sciopero da parte nostra risale a venti giorni fa. Dunque se il provvedimento del ministro fosse stato davvero a tutela dell’utenza, l’intervento si sarebbe concretizzato prima. Arrivare all’ultimo minuto con l’ordinanza di riduzione dello sciopero non risolve i problemi, soprattutto per gli utenti, ma complica la gestione dello sciopero anche per le aziende”.
OR.S.A Ferrovie ritiene che i lavoratori non siano sanzionabili qualora non prendessero servizio nonostante la precettazione. È così?
“Le spiego questa situazione con un esempio. Un lavoratore che si trova nel giorno di riposo settimanale, in disconnessione dal lavoro, può per paradosso trovarsi un eremo. Se lo sciopero inizia alle tre di notte e il lavoratore ha una prestazione programmata in cui sa di poter scioperare, è chiaro che c’è il rischio che non si presenti al lavoro”.
Negli scorsi mesi come sono andate le interlocuzioni tra sindacati e MIT?
“Guardi il paradosso sta proprio qui. Noi non abbiamo avuto interlocuzioni con il MIT. Abbiamo però avuto dei confronti con le aziende, sia Italo che Trenitalia, che però non hanno portato agli esiti sperati, anzi. C’è uno stallo negoziale totale con entrambe. Il ministero dei Trasporti è intervenuto formalmente solo ieri, dandoci garanzie sugli impegni aziendali senza nemmeno conoscere le specificità delle vertenze. Purtroppo non siamo fiduciosi rispetto alla possibilità che l’intervento ministeriale porti a degli avanzamenti”.
Quali sono le vostre richieste?
“In questo momento ci sono due vertenze separate.
Per quanto riguarda Italo c’è un problema di rinnovo contrattuale. Il contratto è scaduto da oltre un anno e i lavoratori ancora non riescono a ottenere il trattamento previsto dal contratto del settore, scontando un tema salariale non banale considerati gli attuali livelli di inflazione.
Tra l’altro Italo, quando vi è stata necessità come durante il Covid, ha giustamente fatto ricorso alla cassa integrazione e al contratto di solidarietà. Salvo poi conseguire, in quegli anni, utili di bilancio molto importanti. I lavoratori invece non hanno ricevuto alcuna integrazione aziendale. I loro meriti non sono riconosciuti né dal punto di vista salariale né dal punto di vista normativo. Nei confronti di Italo direi, poi, che il sindacato è stato molto paziente. Eppure l’unica risposta ottenuta è stato un irrigidimento.
Con Trenitalia c’è un problema che riguarda tutti i processi produttivi. Abbiamo la necessità di capire qual è lo sviluppo industriale rispetto a un processo manutentivo che, da piano industriale, costa un miliardo e mezzo di euro. Dopodiché c’è il problema del personale degli equipaggi, che subisce turni massacranti senza riuscire ad andare nemmeno in ferie. Abbiamo la necessità di arrivare, con urgenza, a un forte miglioramento delle condizioni normative di lavoro.
In riferimento a questi problemi, peraltro, anche Trenitalia ne è consapevole. Nel bilancio la stessa registra come rischio di impresa il fatto che i lavoratori vivono una fase di «new normal» con carichi di lavoro insostenibili. La realtà è che manca personale e c’è bisogno di assunzioni. Il tema dei carichi di lavoro deve, a nostro giudizio, essere affrontato sia in seno alla vertenza sia in senso al rinnovo contrattuale”.
Ci descrive il carico di lavoro che subiscono i dipendenti?
“Un lavoratore può rimanere fuori di casa, in un servizio di fuori residenza, anche 24 ore. Di queste ne dorme solo sette, comprendendo anche il tempo della refezione. Dunque la prestazione si lavoro può arrivare a turni di nove ore, da ripetere all’andata e al ritorno, per un totale di 18 ore di lavoro.
Chiaramente queste condizioni erano state immaginate diversi anni fa nella fase di rilancio di un’azienda che aveva bisogno di aumentare la sua produttività. Quel momento di flessibilizzazione è stato però nefasto per i lavoratori. Oggi riteniamo che l’azienda si approfitti di questa necessità di ottimizzazione che non ha più senso di esistere. I lavoratori vengono utilizzati con un approccio di saturazione dei turni non più sostenibile. È ora di invertire questa tendenza”.
Guardando a Ferrovie dello Stato, il Piano industriale 2022-2031 non può rispondere all’esigenza di aumentare l’organico?
Il piano decennale di assunzioni c’è. Una delle nostre richieste è di poter entrare nel merito con l’azienda per cercare di capire come questo piano verrà effettivamente sviluppato tra i vari settori produttivi. Mi riferisco al settore commerciale, a quello degli equipaggi, a quello della manutenzione e a quello amministrativo. Vogliamo anche capire quale sarà lo sviluppo professionale di tutti i lavoratori. Il tema centrale è quello di una riorganizzazione condivisa con le associazioni sindacali”.