Una settimana di vertici internazionali per Giorgia Meloni, ma anche di beghe interne lasciate a Roma e non solo.
Le beghe nazionali della Premier
Mentre a Vilnius il vertice della Nato prendeva il via e si cercava una quadra sull’aiuto da dare a Kiev, ormai stabilmente relegata al ruolo di spettatore dell’alleanza atlantica senza mai essere formalmente invitato a varcare la soglia dell’organizzazione, in Italia scoppiava il caso di Filippo Facci. Il meloniano giornalista, in aria di passaggio in pompa magna verso la Rai, ha fatto la classica scivolata in uno dei suoi ultimi, si pensava, editoriali su Libero. Puntando il dito sul sempre più comune qualunquismo del “se l’è cercata”:
Lei aveva in corpo diversi farmaci – scrive il giornalista – : ma sotto inchiesta è lui – che lei ha baciato in pubblico – e che le avrebbe dato un ulteriore farmaco, di cui per ora tuttavia non si ha notizia o traccia. Messa così, è chiusa.
Lei, lui, la seconda carica dello Stato
Lei è una 22enne che ha accusato di violenza sessuale un giovane. Lui è Leonardo Apache La Russa, il figlio di Ignazio, Presidente del Senato. E padre, che difende a spada tratta il giovane accusato, respingendo tutte le accuse e anzi discolpando il figlio, accusato dopo ben 40 giorni dalla presunta violenza. “Sono stato frainteso”, proverà a difendersi la seconda carica dello Stato. “Semplicemente, da padre, dopo averlo a lungo sentito, credo a mio figlio”.
10 secondi di… silenzio
Eppure l’ego macho del governo guidato, paradossalmente dalla prima donna nella storia della Repubblica Italiana, continua a tenere banco in un Paese dove anche il concetto stesso di molestie rischia di essere stravolto: dal tempo. Eh sì, perché secondo un tribunale di Roma, non può considerarsi molestia quella di un bidello di una scuola che tocca il sedere di una alunna 17enne perché il gesto «non consente di configurare l’intento libidinoso» per definirlo una violenza sessuale. Tra le caratteristiche considerate del gesto in questione ci sono la sua velocità, «senza alcun’insistenza nel toccamento, da considerarsi quasi uno sfioramento» oltre al luogo e il tempo in cui è stato compiuto, ossia «in pieno giorno in locale aperto al pubblico e in presenza di altre persone». L’uomo è stato assolto.