La riforma della giustizia è necessaria in tempi brevi. Il Guardasigilli Carlo Nordio, a margine dell’evento Piazza Italia, ha parlato del ddl e dei diversi temi trattati al suo interno, dalla separazione delle carriere fino all’abolizione dell’abuso d’ufficio. Parole che non arrivano solo da ministro della Giustizia ma anche sulla scorta dell’esperienza all’interno della magistratura. La riforma potrebbe arrivare in Parlamento già dalla settimana prossima ma non si esclude che si possa addirittura arrivare a settembre.

“Quando si è amanti ci sono degli screzi”

Da lunedì il ddl è sul tavolo del presidente Mattarella e nel frattempo i tempi stringono. A margine dell’evento Piazza Italia che si è tenuto oggi in piazza Vittorio il Guardasigilli Carlo Nordio ha parlato della riforma della giustizia a tutto tondo rispondendo anche a diverse domande. Un chiarimento dovuto è che quello in corso con i magistrati non è considerabile come “uno scontro” per il ministro:

“Quando si è amanti ci sono sempre degli screzi, che si risolvono bene. Da magistrato, ex magistrato ma sempre magistrato, non entrerei mai in conflitto con la magistratura. Questo non significa che non ci siano dei confronti su temi sui quali abbiamo opinioni diverse”

Separazione delle carriere

Il tema della separazione delle carriere è trattato all’interno della riforma ed ha suscitato diverse polemiche ed accese discussione tra la politica e la magistratura. Il Guardasigilli si è soffermato su questo aspetto tanto contestato ricordando che sono più di trent’anni che si gioca su questo “equivoco” e fa poi il paragone con l’ordinamento statunitense:

Non c’è nessuna correlazione tra la separazione delle carriere e l’assoggettamento dei giudici alla politica. Nell’ordinamento americano, il pm risponde addirittura agli elettori perché è elettivo. Se fa indagini troppo lunghe e costose, va casa perché lo mandano a casa gli elettori” ha aggiunto.

Il traffico di influenze e l’inasprimento delle pene

Altro aspetto abbondantemente trattato dalla riforma è quello sul traffico di influenze illecite, trattato dall’articolo 346-bis del codice penale. Il ministro Nordio fa sapere che saranno inasprite le pene per i colpevoli. Si resta poi in attesa di eventuali rilievi da parte del Quirinale sul ddl:

“Sul traffico di influenze, abbiamo inasprito le pene e abbiamo rimodulato il testo secondo i principi di tassatività e tipicità, che devono essere caratteristici della struttura di una fattispecie penale, mentre prima era un reato assolutamente evanescente. Lo abbiamo rimodulato per renderlo più specifico e abbiamo aumentato le pene per rendere la deterrenza ancora più forte. Mi inchino agli orientamenti del Quirinale, ma trattandosi di un ddl, il transito al Quirinale è un atto dovuto”

L’abuso d’ufficio

Vent’anni di tentativi per abolire l’abuso d’ufficio, colpevole di intasare le aule dei tribunali e di rallentare il percorso della giustizia italiana. Il ministro Nordio nel parlare di uno dei punti più discussi all’interno della riforma della giustizia cita anche i numeri che si registrano:

“Per quanto riguarda l’abuso d’ufficio, parlano le carte. Su oltre 5mila procedimenti ogni anno, alla fine arrivano 8 o 10 condanne, oltre tutto per reati connessi. Quindi è una sorta di reato residuale. Un dispendio che crea la paura della firma da parte degli amministratori, chi riceve l’avviso di garanzia non lavora bene e ha compromissioni delle carriere professionali. Da venti anni si è cercato di modificare l’abuso d’ufficio ed è stato modificato tante volte e il risultato è sempre stato lo stesso: una marea di procedimenti e zero condanne. A questo punto abolirlo era l’unica soluzione possibile”

Il concorso esterno

Una creazione giurisprudenziale. Così il ministro definisce il concorso esterno, poi chiarisce che la riforma non andrà ad intaccare il concorso esterno in associazione mafiosa e quindi non si procederà in nessun modo che possa favorire la criminalità organizzata:

Il concorso esterno non esiste come reato, è una creazione giurisprudenziale. Il concetto stesso è contraddittorio, è un ossimoro. Noi non vogliamo eliminare il concorso esterno in associazione mafiosa. Sappiamo che si può essere favoreggiatori dall’esterno dell’organizzazione. Ma allora va rimodulato il reato, che in questo momento non esiste. La fattispecie penale in questo momento non è strutturata. Pensare che si possa fare in questo modo un favore ai mafiosi è vuota metafisica”

La riforma in Parlamento già dalla settimana prossima?

Tempi brevi o addirittura dopo l’estate? L’iter della riforma resta un’incognita. Per il Guardasigilli potrebbe essere in Parlamento già dalla settimana prossima e non è detto che se ne parli a settembre, non manca poi una stoccata alla burocrazia che sarebbe colpevole di un rallentamento del percorso della riforma:

Abbiamo preferito intervenire settorialmente, con disegni di legge, per dimostrare che c’è la volontà di fare la riforma e avere risultati concreti immediati. Noi l’abbiamo depositata, poi ci troviamo di fronte ad esempio una burocrazia ottocentesca che richiede 15 giorni per la bollinatura. La cosa migliore sarebbe avere domani una riforma costituzionale, ma non è possibile. Noi preferiamo quindi farla in maniera graduale. Abbiamo già nel programma la riforma del codice Vassalli e, come obiettivo, il garantismo simmetrico, con l’enfatizzazione della presunzione di innocenza e di garanzia della pena. La pena deve essere certa e immediata, ma non deve necessariamente coincidere con il carcere”.

Infine il ministro della Giustizia ha parlato dell’importanza di completare il codice Vassalli, o in caso contrario di tornare al Rocco:

“O noi portiamo alle estreme conseguenze il codice Vassalli, e prendiamo i principi del procedimento anglosassone, o torniamo al codice Rocco che ha funzionato dignitosamente fino al 1989. Abbiamo un processo penale voluto nel 1988 dal professore Vassalli, medaglia d’argento della Resistenza, che aveva elaborato un processo penale accusatorio sul modello anglosassone che, negli ultimi 40 anni, è stato imbastardito e demolito da una serie di sentenze della Corte Costituzionale e interventi del legislatore. Noi abbiamo un codice penale di disciplina di diritti e delle pene che è ancora quello firmato da Benito Mussolini e dal re Vittorio Emanuele III nel 1930. Gode di ottima salute ed è firmato da un dittatore, mentre il codice di procedura penale firmato da un eroe della Resistenza è stato demolito“.

Il ministro ha poi proseguito parlando del codice Vassalli:

Un codice accusatorio come quello voluto dal professore Vassalli regge solo su alcuni presupposti, ossia la separazione delle carriere, la discrezionalità dell’azione penale, la differenza tra il giudice ‘de facto’ e il giudice di diritto, l’irretrattabilità dell’azione penale e il pm monopolista dell’azione penale e sia lui a decidere se portare avanti l’accusa o farla decadere. In questo processo voluto da Vassalli convivono principi incompatibili, come l’unità delle carriere e l’imputazione coatta. Questo non vuol dire che non sia legittimo quanto fatto dal giudice di Roma, ma è il sistema che è contraddittorio. Sono questioni tecniche. Un sistema penale non è mai buono o cattivo, ma deve essere coerente“.

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