L’ok della Camera alla commissione parlamentare di inchiesta sul Covid ha fatto, nei giorni scorsi, molto discutere. Secondo Pd e Cinque Stelle, infatti, l’istituzione di questa commissione nasce dalla volontà della maggioranza di attaccare politicamente i protagonisti di quei giorni, Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Nelle intenzioni dei partiti di Governo, al contrario, la commissione avrà il ruolo di vagliare le scelte intraprese al fine di prevenire, nell’eventualità di una nuova pandemia, nuovi errori.

Loizzo: “Commissione d’inchiesta Covid necessaria perché il personale sanitario merita risposte”

Il via libera della Camera alla Commissione d’inchiesta sul Covid ha marcato, la scorsa settimana, l’ennesima frattura tra Governo e opposizioni.

Nonostante l’istituzione della commissione fosse stata annunciata già da tempo poiché promessa in campagna elettorale – soprattutto da Fratelli d’Italia – il via libera parlamentare ha in qualche modo spiazzato le opposizioni, pronte a denunciare la strumentalizzazione di una vicenda complessa, come la gestione della pandemia, da parte dei partiti di Governo. Per il Movimento 5 Stelle, in particolare, la commissione altro non è che un plotone di esecuzione contro Giuseppe Conte, presidente del Consiglio in quei durissimi giorni del 2020, la cui posizione in merito è stata peraltro archiviata dalla magistratura.  

Le intenzioni della maggioranza, tuttavia, sono ben diverse. Secondo gli esponenti di Governo, infatti, l’istituzione di una simile commissione è necessaria per poter comprendere quali errori furono compiuti durante la pandemia al fine di non ripeterli. La scienza, d’altronde, ha già più volte messo in guardia sull’eventualità che l’umanità possa affrontare, nei prossimi decenni, una nuova pandemia globale.

Per approfondire l’argomento, la redazione di TAG24 ha raggiunto Simona Loizzo, deputata della Lega e già Primario UOC di Odontoiatra in Calabria che come medico ha affrontato in prima persona la pandemia, pagandone anche le più dure conseguenze. Nel gennaio 2021, infatti, il marito Lucio Marrocco, allora direttore del Dipartimento dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, si è tolto la vita a causa dell’inimmaginabile quantità di stress accumulato come medico in prima linea nella lotta al Covid.

Onorevole Loizzo, perché ritiene che fosse necessaria una commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia?

“Io sono un medico, oggi parlamentare, che è stato Direttore dipartimento di Chirurgia di un Ospedale Hub del Sud Italia. In questa veste ho constatato con mano la mancanza di un piano Covid sia a livello operativo che gestionale.

Gli errori che ci sono stati – dal mancato approvvigionamento di dispositivi individuali di protezione alla deficitaria gestione della catena degli infetti e dei non infetti – devono essere oggi uno stimolo per la stesura di un piano pandemico aggiornato che possa essere efficace nella malaugurata ipotesi in cui si dovesse ripetere una simile evenienza. Dobbiamo capire quali sono state le deficienze che poi si sono tradotte in migliaia di morti forse evitabili”.

Come risponde alle critiche delle opposizioni che ritengono si tratti di una commissione politica?

Io non penso che sia una commissione politica. Ho attentamente ascoltato l’intervento di Conte e ritengo che ci siano delle responsabilità precise nella mancanza di direzione da parte della Presidenza del Consiglio e del Ministero della Salute, allora rappresentato dall’onorevole Speranza.

Quello che il Covid ha messo in luce è la totale mancanza di governance e di un piano di allerta e pre-allerta. Si tratta di una dinamica che riguarda tutte le maxi emergenze, e questo ci deve far riflettere. Dobbiamo ricordare come tutti i Governatori abbiano, in quei giorni, denunciato l’inadeguatezza e l’inefficacia dei provvedimenti che venivano adottati dal Governo”.

Per quale ragione si sono escluse le regioni dall’ambito di indagine della Commissione?

“Come ha sancito una recente sentenza della Corte costituzionale, le maxi emergenze, anche sanitarie, sono campo di legislazione esclusivo del Governo. Quindi le regioni si possono determinare solo dopo. Ecco dove si apre il grande vulnus nei grandi ritardi di comunicazione tra le linee emanate dal Governo e il recepimento da parte delle Regioni. È chiaro che le regioni si sono dovute determinare o mal determinare, ma questo deriva dal fatto che il Governo e il ministero della Salute non hanno codificato il piano emergenziale nei tempi giusti”.

Crede che il nostro Paese abbia appreso la lezione del Covid?

“Gli operatori sanitari hanno, in quei lunghi mesi, raccolto l’acqua del mare con le mani. Sono stati dei veri eroi. Io da medico posso testimoniare che non c’erano mascherine e tute di protezione. Se chiedevamo 700 dispositivi, dalla Protezione civile nazionale ne arrivavano 70. Una vera roulette russa.

Io mi sento di dire che abbiamo imparato, ma anche dobbiamo fare di più guardando alla cultura anglosassone della gestione delle maxi emergenze. Soprattutto perché il nostro Paese può dire la sua in ambito sanitario e in ambito medico. Sono sicura che questa legislatura lavorerà per migliorare le nostre performance in caso di allerta”.

Crede che il progetto di autonomia differenziata possa essere un’occasione, in particolare per le regioni del Sud, per superare le carenze strutturali che indubbiamente esistono?

“Io penso che l’autonomia differenziata possa essere un’opportunità anche per le regioni del Sud. Le do un dato: nella mia regione, la Calabria, si produce energia in misura quattro volte superiore a quella che si consuma. Dove va questo surplus di energia? I cittadini calabresi ne beneficiano?

Il tema fondamentale è quello delle deleghe frazionate. Come ripete spesso il ministro Calderoli, la delega dei diversi compartimenti è una scelta strategica delle regioni. Alcune vorranno aderire a un progetto di totale autonomia, per altre deleghe invece opteranno per un’adesione parziale. È qui che si gioca la partita dell’autonomia. Alcune funzioni come trasporti, sanità, istruzione non devono essere in toto legate all’autonomia differenziata. Si potrà scegliere che sia delegata solo una parte. Per questo io sono interessata alla parcellizzazione di quelle autonomie che possono aiutare il Sud”.

Crede che la commissione Covid sia un modo per dare giustizia anche alle tante vittime, soprattutto tra gli operatori sanitari, anche in riferimento alla sua vicenda personale e a quella di suo marito?

“Gli ultimi 15 giorni di mio marito, che era Direttore della sorveglianza sanitaria che gestiva 2500 operatori, sono stati i peggiori della sua vita. Mio marito stava dando il massimo per contenere il Covid, scrivendo peraltro delle procedure di contenimento che si sono rivelate, in tutta Italia, tra le migliori. Ma è stato lasciato solo a gestire un sistema sanitario, come quello calabrese, che in quel momento era tra i peggiori d’Italia. Si è trovato a far fronte all’emergenza senza mezzi.

La morte di mio marito corrisponde al trasferimento di un OSS in terapia intensiva a Catanzaro. Pur non avendo alcuna responsabilità, non poté perdonarsi questo fatto. Nei giorni della pandemia si assicurava continuamente della salute di tutti gli suoi operatori. Nonostante fosse solo, senza alcun aiuto, l’Azienda Ospedaliera di Cosenza da lui guidata ha registrato il minor numero di contagi di tutta la Calabria. Credo che questo la dica lunga sulle sue capacità. La morte di mio marito è stata una morte bianca, al pari di quella di un operario che cade da un’impalcatura. Per questo mi batterò perché la sua morte sia riconosciuta come morte sul lavoro”.