Leggendo sui giornali la notizia dei due fratellini trovati morti annegati a Manfredonia, nel Foggiano, dopo essere scomparsi, in molti avranno pensato a un’altra storia: quella di Ciccio e Tore Pappalardi, i due bambini di Gravina di Puglia trovati senza vita dopo venti mesi dalla loro sparizione all’interno di un pozzo che conduceva a una cisterna. Le analogie tra i due casi di cronaca, infatti, sono molte.

Ciccio e Tore, la storia dei due bambini di Gravina di Puglia trovati morti nella “casa delle cento stanze”

La terribile storia di Francesco e Salvatore Pappalardi, “Ciccio e Tore”, inizia il 5 giugno del 2006. È pomeriggio. I fratelli, di 11 e 13 anni, si trovano a Gravina di Puglia, in provincia di Bari, dove vivono con il padre che, dopo il divorzio dalla moglie, ne ha ottenuto la custodia. Giocano, come fanno sempre. Ma quel giorno non tornano a casa. Sono le 23.50 quando il papà, Filippo, ne denuncia la scomparsa al Commissariato. Iniziano così le ricerche, ma più passa il tempo più le speranze di trovarli – soprattutto di trovarli vivi – si affievoliscono.

Si fanno strada le ipotesi più disparate: c’è chi parla di pedofili, chi mette in mezzo presunti nomadi che avrebbero rapito i due bambini. A Gravina l’atmosfera cambia. E cambia anche il clima familiare. Ben presto gli investigatori iscrivono nel registro degli indagati proprio il papà dei due fratelli, sospettando che abbia potuto fargli del male. Alcuni bambini che avevano giocato con loro il giorno della scomparsa riferiscono infatti agli inquirenti di averli visti salire nella sua auto e che lui sembrava piuttosto arrabbiato.

Nel 2007 Filippo Pappalardi viene arrestato con l’accusa di sequestro di persona, duplice omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela e occultamento di cadavere. Finisce in carcere, da innocente. Lo si scoprirà solo tanti mesi dopo, il 25 febbraio del 2008, in seguito a un ritrovamento avvenuto praticamente per caso. Giocando insieme ai suoi amichetti nella “casa delle cento stanze”, un rudere ormai abbandonato pieno di scale, pozzi e cisterne, a Gravina, Michelino, di 12 anni, cade, facendo un volo di decine di metri.

Quando i vigili del fuoco riescono a calarsi all’interno della cisterna in cui è precipitato, mettendolo in salvo, si accorgono che sul fondo c’è qualcosa: i corpi mummificati dei due fratellini. L’ipotesi è che, giocando, siano finiti all’interno del pozzo e poi morti di stenti. Ma sono molti gli interrogativi rimasti aperti sulla vicenda, tanto che, di recente, in occasione del 15esimo anniversario del ritrovamento dei loro corpi, i genitori sono tornati a chiedere di riaprire le indagini. Non si è mai capito, infatti, se qualcuno fosse a conoscenza di qualcosa e abbia taciuto, forse per paura.

Il caso dei fratellini di Manfredonia

Come Ciccio e Tore anche Daniel e Stefan erano fratelli. Come Ciccio e Tore Daniel e Stefan vivevano in Puglia, anche se i loro genitori sono di origini romene. Avevano 6 e 7 anni. Nel pomeriggio del 10 luglio scorso si erano allontanati dalla loro abitazione per uscire a giocare, imbattendosi nella vasca d’irrigazione in cui, poco dopo la mezzanotte di ieri, 11 luglio, sono stati trovati senza vita, dopo essere scomparsi.

Potrebbero esserci caduti mentre camminavano sul bordo, dopo essersi tolti le ciabattine che i vigili del fuoco avevano trovato poco lontano, nel corso delle perlustrazioni. Oppure volevano solo fare un bagno, per trovare un po’ di sollievo dal caldo, non tenendo conto della profondità dell’acqua. La loro triste storia riporta alla mente i tragici giorni in cui i fratellini di Gravina furono trovati. E la stessa sensazione di impotenza che anche allora in tanti dovettero provare, di fronte ai fatti.