Riforma pensioni 2024, tra le ipotesi di cambiamento della previdenza si fa strada quella della copertura dei buchi contributivi, in particolare quelli delle giovani generazioni che il governo avrebbe individuato negli under 40 di oggi. È quanto emerso dal tavolo organizzato nella giornata di ieri, 11 luglio, al quale non ha partecipato la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderoni, mentre è stata assicurata la presenza dei sindacati.
Uil e Cgil hanno espresso parere negativo sull’incontro, in particolare per la mancanza di risposte immediate da parte dell’esecutivo soprattutto sulle risorse da utilizzare nella prossima legge di Bilancio. La Cisl ha espresso pareri positivi su una delle soluzioni individuate per le carriere discontinue delle giovani generazioni. Il prossimo tavolo è fissato per il 18 luglio: nell’incontro si parlerà di flessibilità in uscita e di pensioni anticipate.
Riforma pensioni 2024, ipotesi di copertura dei buchi contributivi anziché di adeguamento al minimo
Si annuncia una lunga istruttoria tecnica per arrivare alle misure di riforma delle pensioni nel 2024. Tra le misure che avrebbe individuato il governo guidato da Giorgia Meloni e per le quali ieri si è tenuto il primo dei quattro tavoli al ministero del Lavoro prima del percorso autunnale nella legge di Bilancio 2024, vi è quella di coprire i buchi contributivi soprattutto delle giovani generazioni, individuate dall’esecutivo nei lavoratori entro i 40 anni di età. Rispetto al passato, per le carriere discontinue e dettate da ampi periodi nei quali non si siano versati dei contributi previdenziali, il governo abbandonerebbe la vecchia pratica dell’integrazione dei versamenti per arrivare alle pensioni minime.
Previdenza, la posizione dei sindacati
Anche l’Osservatorio sulla spesa previdenziale, l’organo istituito di recente al ministero del Lavoro per assicurare un monitoraggio dei costi delle pensioni e per formulare delle ipotesi di riforma, in particolare sui meccanismi di uscita anticipata, vaglierà l’ipotesi relativa alla copertura dei buchi contributivi. L’incontro di ieri è stato positivo per la Cisl di Ignazio Ganga per il quale era importante rimettere in moto i tavoli sulle pensioni. Ma i sindacati rimangono spaccati, con Cgil e Uil critici sull’utilità del confronto di ieri. In realtà, l’incontro di ieri è stato giudicato del tutto irrilevante dalle due sigle sindacali perché mancano, da parte del governo, delle risposte immediate, in particolare anche sulle risorse che il governo ha intenzione di stanziare per la riforma delle pensioni del prossimo autunno.
Riforma pensioni 2024, il recupero dei periodi di disoccupazione e assistenza familiari
In attesa dei prossimi tavoli nei quali si parlerà di flessibilità e delle pensioni anticipate dei contribuenti che siano più prossimi all’uscita dal lavoro, la questione dei giovani è attenzionata soprattutto per i vuoti di anni contributivi e di carriere discontinue, caratterizzate anche da periodi di disoccupazione. Allo studio del governo e della Cisl ci sarebbero una serie di strumenti che individuerebbero un numero minimo di contributi per attivare salvaguardie degli anni di versamenti persi. A tal proposito, rientrerebbero in questo meccanismo i caregiver, che potrebbero recuperare i contributi persi per i periodi in cui abbiano assistito un familiare in situazione di disabilità.
Estensione previdenza complementare e versamento Trattamento fine rapporto (Tfr)
Non si tratterebbe dell’unico intervento che dovrebbe prevedere una riqualificazione e una ricongiunzione dei contributi più estesa, che dovrebbe essere integrata con le pensioni complementari, altro strumento che il governo ha intenzione di rilanciare per la valorizzazione dei versamenti soprattutto per chi è più distante dalla pensione.
Dal punto di vista dei costi previdenziali, il governo dovrà mettere in conto anche l’impatto che l’indicizzazione degli assegni di pensione avrà sulla spesa previdenziale per l’alta inflazione che si registrerà anche nel 2023 e il differimento della Corte Costituzionale riguardo ai ritardi di versamento del Trattamento di fine rapporto (Tfr) rispetto ai requisiti necessari per la pensione di vecchiaia.
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