Presunte torture in carcere: questa l’agghiacciante ipotesi a carico di dieci agenti di polizia penitenziaria a Reggio Emilia. Gli uomini sono accusati di tortura, lesioni e falso ideologico in atto pubblico. Nel mirino degli inquirenti sono finite tre relazioni di servizio, presumibilmente fittizie, attestanti il falso in merito allo svolgimento dei fatti.

La Procura di Reggio Emilia ha emesso nei confronti degli agenti dieci misure cautelari, con tanto di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono tutti momentaneamente sospesi dall’esercizio del pubblico ufficio.

Sotto la lente d’ingrandimento c’è un episodio che si sarebbe verificato il 3 aprile scorso. La vittima sarebbe un detenuto di origini tunisine. Le indagini sono scattate dopo la denuncia di quest’ultimo, che aveva sostenuto di essere stato picchiato da una ventina di agenti.

Reggio Emilia, l’ipotesi di torture in carcere per un detenuto tunisino: la sua versione dei fatti

Agli investigatori, il recluso avrebbe raccontato di essersi steso sul pavimento sotto costrizione degli agenti. Dopodiché il branco gli avrebbe prima coperto il viso con della stoffa e poi preso selvaggiamente a pugni mentre era a terra.

Una violenza che sarebbe durata alcuni minuti. Poi la vittima sarebbe stata accompagnata in isolamento, per poi venire, tempo dopo, trasferito dall’istituto in un altro penitenziario.

Un episodio che, nelle sue modalità, ricorda quello analogo avvenuto a Verona, dove cinque poliziotti sono stati arrestati e 21 risultano tuttora indagati dalla Procura. In quell’occasione, tra torture, insulti e atti di violenza, erano finiti nel mirino della giustizia diversi episodi di pestaggio ai danni di chi veniva fermato e accompagnato nella questura veronese.

Anche a Biella, lo scorso marzo, 23 agenti della polizia penitenziaria hanno ricevuto una sospensione per le stesse ragioni. In servizio nel carcere biellese, avrebbero commesso svariati atti di violenza nei confronti di tre detenuti.