«Una palpata senza consenso è una molestia»: così Greta Beccaglia, la giornalista sportiva di Toscana Tv che fu molestata nel 2021 in diretta TV da un tifoso al termine del match Empoli – Fiorentina, commenta la vicenda del bidello romano assolto dall’accusa di violenza sessuale per aver palpato sotto gli slip una studentessa di 17 anni.

Secondo i giudici, infatti, la palpata del bidello non costituisce reato perché il fatto è «durato tra i 5 e 10 secondi». Per il Tribunale di Roma, dunque, in mancanza dell’elemento soggettivo – ovvero la volontà di molestare – la manovra del bidello è da considerarsi semplicemente «maldestra». La sentenza, come prevedibile, sta facendo molto discutere. In molti si chiedono infatti come sia possibile che un uomo di 66 anni infili le mani nelle parti intime di una minorenne «per scherzo».

Greta Beccaglia: “Ancora oggi molti sminuiscono la molestia da me subita. C’è molto lavoro da fare”

Era il novembre del 2021 quando Greta Beccaglia, giornalista sportiva inviata nel match Empoli-Fiorentina, subì in diretta la molestia da parte di un tifoso. Il video di quell’atto, diventato immediatamente virale, scatenò una vera e propria ondata di indignazione. Per la molestia subita la giornalista decise di denunciare quanto accaduto, ottenendo un risultato straordinario.

Il processo contro Andrea Serrani, responsabile del vile gesto, portò infatti a una condanna dello stesso a 1 anno e 6 mesi di reclusione, con pena poi sospesa e mutata nell’obbligo di partecipare a percorsi di recupero per persone condannate per violenza sessuale con obbligo di risarcimento. In una sentenza per certi versi storica, infatti, il tribunale di Firenze riconobbe quella palpata come un vero atto di violenza sessuale, respingendo  l’idea del semplice «atto goliardico».

Il passo avanti fatto nella tutela delle donne fatto dalla giurisprudenza in quell’occasione sembra tuttavia smentito da alcuni dei fatti di questi giorni. Dal caso del bidello assolto per aver palpato una studentessa per «meno di dieci secondi» alle parole del giornalista Filippo Facci sul caso La Russa jr. sembra infatti che, in tema di molestie, ci sia ancora molta strada da fare.

La redazione di TAG24 ha dunque raggiunto proprio Greta Beccaglia che in questa intervista esclusiva, ha commentato i fatti delle ultime settimane.

Greta Beccaglia, quale valore dà alla sentenza del tribunale di Firenze che riconosce la molestia da lei subita come atto di violenza sessuale?

“Si è trattato di un risultato importantissimo, sia a livello giudiziario che di immagine. Possiamo dire questo verdetto è stato fondamentale per dare la forza di denunciare anche ad altre ragazze”.

Come ha accolto la notizia dell’assoluzione del bidello di Roma dall’accusa di violenza nei confronti di una 17enne?

“Mah, mi sembra una cosa sinceramente assurda, anche perché il bidello ha palpeggiato la ragazza. Dunque il reato c’è stato. Non capisco come sia possibile assolvere solo perché la molestia è durata meno di dieci secondi. In questo modo la ragazza non viene tutelata e la sua denuncia non vale nulla.

In passato ho più volte detto di essere stata «fortunata nella sfortuna» perché quanto mi è accaduto è avvenuto in diretta, dandomi la possibilità di far vedere quanto realmente successo. Speravo che la sentenza sul mio caso potesse cambiare le cose, sia a livello di mentalità che a livello di giustizia. Ma mi rendo conto che siamo ancora indietro se serve per forza una diretta per dimostrare quanto si subisce. Anche perché nel caso della ragazza di Roma si è dimostrato che il palpeggiamento c’è stato. Dunque l’esito mi sembra assurdo”.

In questi giorni è esplosa una polemica attorno al giornalista Filippo Facci, che in passato non fu tenero neanche nei suoi confronti. Cosa ne pensa?

“Si, su di me scrisse cose sgradevoli e maschiliste. Di fatto non è la prima volta che Facci scrive cose gravi, e non solo inerenti alle donne. Penso alle sue affermazioni contro l’Islam o contro Michela Murgia. Non credo ci sia da stupirsi, ma sicuramente non ritengo lui sia un esempio”.

In passato lei ebbe, in Tv, un confronto con Sgarbi, il quale disse che quanto le era accaduto non poteva essere considerato come molestia o violenza. C’è una cultura diffusa per cui gli uomini si sentono di decidere cosa deve essere accettabile o meno per una donna?

“Purtroppo gli uomini vogliono parlare ma tante volte – non in tutti i casi – non comprendono il concetto del consenso. Se io non ti do il consenso a toccarmi e tu lo fai comunque, questa è una molestia. È un punto cruciale. Tornando alla ragazza di Roma, lei non ha dato alcun consenso al bidello a farsi toccare. Nella mia esperienza ho avuto tanti uomini che mi hanno supportata, dunque non intendo fare di tutta l’erba un fascio. Ma questo concetto del consenso non è ancora compreso da tutti”.

Spesso chi commette queste azioni si appella alla “goliardia” per giustificarsi.

“Anche in questo caso torna sempre il concetto di consenso. Se non ti ho dato alcun permesso a toccarmi non è una goliardata, ma una molestia”.

Come vive i commenti poco garbati che continuano ad arrivare sul suo profilo Instagram? Si va da chi la accusa di aver portato a processo un padre di famiglia – quando avrebbe dovuto accettare delle semplici scuse – a commenti ancor più gravi.

“Dopo quanto mi è accaduto è scoppiato un boom mediatico per me difficilissimo da gestire, soprattutto a livello psicologico. Il primo giorno ho ricevuto molto supporto e tanti commenti positivi. Dopo però sono scoppiate le cattiverie, sia contro di me sia contro la mia famiglia.

E poi sì, molte persone mi scrivono che avrei dovuto semplicemente accettare le scuse. Ma io avrò il diritto di denunciare una cosa che non ho accettato perché estranea alla mia cultura e al mio essere? Perché devo io sentirmi sbagliata per questo?

Commenti di questo tipo continuano ad arrivarmi ancora oggi: prima ci stavo male, ora non li leggo nemmeno. Certo è, però, che questo genere di cose fanno capire quanta ignoranza ci sia ancora sul tema delle violenze. Fortunatamente le nuove generazioni hanno una mentalità molto più aperta rispetto alle persone anziane. Dai giovani, che capivano quanto accaduto, ho ricevuto tantissimo appoggio. Credo dunque ci sia un fattore generazionale da non sottovalutare”.

Il mondo del calcio in cui lavora è principalmente a trazione maschile. Ha incontrato difficoltà nel suo lavoro dopo la denuncia? Il suo approccio lavorativo è cambiato?

“Questa è una domanda a cui è difficile rispondere. Posso dire che in qualche modo, da quando ho denunciato, mi sento una figura più sconveniente. Sicuramente non nego il supporto che ho ricevuto, anche nel mondo del calcio, però in molti ritengono che quell’episodio non fosse così grave. Vado avanti per la mia strada, ma questa è la mia percezione”.

Parlando di calcio, in questi giorni si è parlato molto del coming out di Jakub Jankto. Cosa ne pensa?

“Siamo persone, quindi il rispetto è la prima cosa. Nello sport e nel calcio conta come giochi, come ti comporti con la squadra. Il resto è personale”.