Urbano Cairo vede l’Arabia Saudita come una risorsa e non come un pericolo. Tanti soldi da investire e un fenomeno destinato a spegnersi. Il presidente del Torino, in occasione della presentazione del palinsesto di La7, ha avuto modo di parlare anche di calcio. Il numero uno granata ha fatto il punto anche sulla questione diritti tv, dicendo la sua sulla situazione del calcio italiano.
Cairo, l’Arabia Saudita e le offerte fuori mercato
L’Arabia Saudita ha deciso di monopolizzare questa sessione estiva di calciomercato. Chi ha più soldi li investe come vuole, questo è vero, ma è altrettanto vero che di fronte a offerte fuori mercato nessun altro club europeo potrebbe provare anche solo a pensare di fermare questo fenomeno. I calciatori e gli allenatori che finiscono nel mirino di qualche club saudita possono decidere di rifiutare per continuare a giocare nel calcio che conta. Ma i soldi in palio sono talmente tanti che molti cedono al fascino arabo. L’ultimo in ordine di tempo è stato Milinkovic Savic della Lazio. La Saudi Pro League però è ancora a caccia di nomi importanti per aumentare la prestigiosità e la competitività del campionato. Eppure c’è anche chi riesce a trovare la nota positiva rispetto a questo fenomeno. Si tratta di Urbano Cairo che, intervenuto in conferenza stampa in occasione della presentazione dei palinsesti di La7, ha detto la sua sulle offerte dell’Arabia Saudita.
“Chi investe nel calcio – ha detto il presidente del Torino – anche magari a dei livelli stratosferici credo che inietti nel settore delle risorse che possono essere poi investite per sviluppare il prodotto nel proprio Paese. Se c’è un giocatore che va in Arabia Saudita perché pagano cifre importanti per acquistarlo, questi sono capitali che entrano, per esempio, in Italia e possono poi essere investiti. Chiaro è che poi ci sono anche delle esagerazioni, come c’erano state anche dieci anni fa in Cina, ma poi si sono calmate. Mi ricordo – ha proseguito Cairo – che ad un certo punto ci fu una cosa simile anche in Ucraina. Lo Shakhtar Donetsk prese Lucarelli per delle cifre spaventose come anche la Russia. Tutto poi ritorna poi in livelli più equilibrati. Quindi va bene, c’è qualche esagerazione ma sono immissioni di denaro fresco per il nostro Paese e il nostro calcio che possono essere utili”.
Lo stato del calcio italiano e i diritti tv
Insomma Cairo non ha alcun timore dell’Arabia saudita e anzi, prende ciò che di positivo questo fenomeno porta con sé. Ma il presidente del Torino ha avuto modo anche di parlare dello stato del calcio italiano. “Ha grande potenziale. Dopo questa stagione siamo saliti come ranking anche grazie alle finali di Inter, Roma e Fiorentina. Nelle aziende, come nei campionati, devi avere dei benchmark e dei punti di riferimento vedendo quelli che hanno fatto meglio di te”.
Intanto in Lega si discute sui diritti tv e fino a questo momento l’offerta milionaria che ci si aspettava non è arrivata. “Nel 2012 la Serie A aveva dei diritti TV dal valore intorno ai 900 milioni, la Premier era a 1,350 miliardi, la Liga e la Bundesliga a 700 milioni mentre la Ligue 1 era a credo 500. Eravamo quindi posizionati benissimo – ha spiegato Cairo – ma poi abbiamo perso tempo. La Liga ha fatto le scelte giuste sviluppando e diffondendo il prodotto in tutto il tempo raccogliendo 900 milioni dai diritti esteri contro i nostri, mi pare, 200/250 milioni quindi molto di più. Oggi è più difficile perché ci sono molti spazi occupati però credo che si possa migliorare. Il fatto di avere una certa elasticità nella proposta come il pacchetto da 3 a 5 anni e la possibilità di inserire una partita in chiaro, possono far felici i broadcaster e penso che l’asta possa andare meglio. L’asta andrà molto meglio di quanto ci si attenda e chiaramente avere risorse vuol dire poterle investire. In che cosa? Quello che io faccio con il Torino. Avendo meno risorse di Inter, Milan, Juventus… Cerco di investire di più sui giovani” ha concluso il patron di La7.