A quasi una settimana dalla sua apertura e lettura, il testamento di Silvio Berlusconi continua ad alimentare voci. Gli ultimi dubbi arrivano in un’intervista rilasciata al “Giorno” dalla dottoressa Patrizia Giachin, la grafologa forense incaricata di analizzare quel testo scritto nel 2022 e messo a confronto con gli altri scritti nel 2006 e nel 2020.
La grafologa Patrizia Giachin ha rilevato diverse anomalie nel testamento di Silvio Berlusconi. “Ma influisce anche lo stress”.
La specialista pone anzitutto l’accento sulla diversa grafia, rispetto agli altri due, del documento più recente. Quello che la compagna di Berlusconi, Marta Fascina, ha consegnato al notaio Arrigo Roveda. Ma aggiunge una precisazione:
Potrebbe essere dovuta al particolare stato di stress in cui si trovava Berlusconi, avendolo scritto poco prima di un ricovero in ospedale.
Tuttavia, il noto testamento del Cav dal quale peraltro resta escluso il figlio minore Luigi sarebbe
pieno di elementi che meritano di essere approfonditi. Ci sono delle incongruenze che, in caso di controversia, potrebbero essere portate in tribunale.
Tutte le stranezze del testo, messo a confronto con gli altri due testamenti del 2006 e del 2020.
Vi sono per esempio degli strani segni aggiuntivi:
Nelle parole “Dalle“, “Berlusconi“, “per“, “quello” e “papà” compaiono tratti d’avvio e segni aggiuntivi che meriterebbero ulteriori e più approfonditi esami grafologici, magari analizzando gli originali. I segni presenti in queste parole, due ascendenti e due discendenti, con un netto segno geometrico, possono essere imputabili a un’indecisione o un’insicurezza, assolutamente non presente nella grafia degli altri due testamenti.
Discorso a parte merita la firma:
Nei testi del 2006 e del 2020 è ampia, molto più grande del resto del testo, con la S e la B molto larghe e marcate. Nel documento del 2022 la firma si contrae in una sorta di sigla con solo una S seguita da una B e alcuni segni molto ristretti. La personalità che emerge da questa firma contrasta nettamente con quella che emerge dagli altri due testamenti.
Una nuova valutazione arriverebbe soltanto nel caso in cui gli eredi impugnassero il testamento.
Ancora: la parola “milioni” ricorre in tre diversi modi in altrettante righe (e non solo per l’ammontare degli stessi…) e spicca quella accanto al lascito per Fascina; c’è l’errore nel nome Pier Silvio (scritto in una sola parola e con due “S”); infine la strana forma della “V” e la posizione staccata della sillaba “ste” in “dovreste“.
Tutte anomalie, come anticipato, che potrebbero trasformarsi in un vero e proprio campo di battaglia soltanto nel caso in cui uno o più eredi decidessero di impugnare il testamento. Al momento una assai lontana eventualità.
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