Nel mondo del lavoro esistono diverse tipologie di contratti di lavoro, ognuna con i propri vantaggi e svantaggi. In questo articolo andremo a spiegare meglio come funziona il contratto a chiamata 2023, qual è la paga minima, quali sono le limitazione e le ore settimanali da rispettare e molto altro ancora. Stiamo parlando di una modalità di lavoro flessibile, noto anche come lavoro intermittente, che ha le sue precise e specifiche regole. Andiamo a vedere quali sono nel dettaglio.

Contratto a chiamata 2023: come funziona e cosa significa esattamente

Il lavoro a chiamata, noto anche come lavoro intermittente, è un tipo di contratto di lavoro in cui l’impiegato si rende disponibile per svolgere un’attività lavorativa in base alle esigenze del datore di lavoro. Questa tipologia di contratto trova la sua applicazione principalmente in settori specifici come il turismo, la ristorazione o lo spettacolo, dove le necessità di manodopera variano in base a determinate stagioni o orari.

Alcuni lavori richiedono un dipendente solo in determinati periodi e per un limitato numero di ore. Esempi tipici sono un negozio che necessita di personale vendita solo nei fine settimana o nelle ore serali, o un albergo che richiede più personale durante la stagione estiva. Per questi e altri casi analoghi, viene stipulato per l’appunto il cosiddetto contratto a chiamata.

Lavoro a chiamata 2023: cosa dice la normativa

Il Decreto legislativo n. 81 del 15 giugno 2015 governa il contratto di lavoro intermittente in Italia. Il decreto definisce questo tipo di contratto come uno in cui un lavoratore si rende disponibile a un datore di lavoro che può richiedere le sue prestazioni in modo discontinuo. Le condizioni per l’utilizzo del lavoro intermittente sono stabilite nei contratti collettivi o, in loro assenza, da un decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Lavorare a chiamata significa quindi essere disponibili per lavorare in orari e periodi non prestabiliti. Il lavoratore può essere chiamato per prestare servizio solo in maniera occasionale, come nei weekend, oppure durante le vacanze (periodi di Pasqua e Natale), o ancora durante le ferie estive.

Contratto a chiamata 2023 come funziona: limitazioni, caratteristiche e tipologie

Questo tipo di contratto si presta quindi all’applicazione di condizioni soggettive, che riguardano l’individuo intenzionato ad essere assunto, e condizioni oggettive, che si riferiscono alle normative previste dai contratti di lavoro nazionali.

Il contratto a chiamata può essere stipulato solo con persone di età inferiore a 25 anni o superiore a 45 anni. Dal punto di vista temporale, come stabilito dal Decreto Legislativo n. 81/2015, un lavoratore può lavorare per un massimo di 400 giorni in tre anni con la stessa azienda, con l’eccezione dei lavoratori nel turismo, nei pubblici esercizi e nello spettacolo. Queste restrizioni di età e temporali, infatti, non si applicano in questi settori appena citati.

Il lavoratore che ha firmato un contratto a chiamata alternerà periodi di riposo alle giornate lavorative senza uno schema fisso. Nonostante ciò, il datore di lavoro ha l’obbligo di richiedere la prestazione con un adeguato preavviso, che non può essere inferiore a un giorno.

Il contratto a chiamata può essere categorizzato in due varianti principali:

  • Contratto con obbligo di risposta: in questo caso, il lavoratore è tenuto ad accettare il lavoro quando chiamato dall’impresa.
  • Contratto senza obbligo di risposta: in questa tipologia, il lavoratore ha la possibilità di rifiutare il lavoro quando chiamato.

Inoltre, il contratto a chiamata può essere stipulato a tempo determinato (con una scadenza definita) o a tempo indeterminato (senza scadenza).

Regole e struttura del contratto di lavoro a chiamata 2023: come funziona

Il contratto di lavoro a chiamata, indipendentemente dal fatto che sia a tempo determinato o indeterminato, deve essere redatto in forma scritta. Esso deve includere i seguenti dettagli:

  • Durata del contratto;
  • Condizioni che consentono la stipulazione del contratto di lavoro intermittente;
  • Luogo e alla modalità della disponibilità del lavoratore;
  • Trattamento economico e normativo dovuto al lavoratore;
  • Modalità con cui il datore di lavoro può richiedere l’esecuzione del lavoro;
  • Misure di sicurezza necessarie.

È importante notare che il lavoratore non ha diritto a un trattamento economico o normativo quando non viene chiamato a svolgere le mansioni, a meno che il contratto non preveda la disponibilità a rispondere alle chiamate.

Quando non si può stipulare un contratto di lavoro a chiamata

Esistono casi specifici in cui un datore di lavoro non può stipulare un contratto di lavoro a chiamata, come indicato nel decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81. Questi includono situazioni in cui si intende sostituire dei lavoratori che esercitano il diritto di sciopero, o se l’entità economica proponente il contratto ha provveduto a licenziamenti collettivi o a sospensioni del lavoro nei sei mesi precedenti.

Diritti retributivi del lavoratore a chiamata

Il lavoratore a chiamata ha diritto a una retribuzione pari a quella prevista dal Contratto Collettivo di Lavoro per i lavoratori con la medesima mansione, proporzionata alle giornate effettivamente lavorate. Tra i diritti del dipendente si annoverano anche:

  • Le mensilità aggiuntive come la tredicesima e la quattordicesima;
  • Permessi ROL;
  • Ferie;
  • TFR.

Nel caso di un lavoratore assunto con obbligo di risposta, viene prevista un’indennità di disponibilità.

Contratto a chiamata 2023: come funziona per i contributi

Per quanto riguarda i contributi, il lavoratore a chiamata beneficia del medesimo trattamento previdenziale e assistenziale di un lavoratore di pari livello assunto con un contratto classico a tempo determinato o indeterminato.

È importante notare che l’Inps ha previsto la contribuzione volontaria per i lavoratori intermittenti, consentendo loro di versare parte dei contributi nei periodi di non lavoro o quando la retribuzione ricevuta è inferiore a una determinata soglia.

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Obblighi e responsabilità del datore di lavoro nel contratto a chiamata

Nella gestione del contratto a chiamata, il datore di lavoro deve adempiere a determinate responsabilità stabilite dalla legge. Secondo le norme in vigore, deve esserci una comunicazione obbligatoria all’Ispettorato nazionale del lavoro prima dell’inizio dell’attività lavorativa o di un ciclo di prestazioni non superiori a 30 giorni. Questa comunicazione deve essere effettuata in via telematica e in modo preventivo. La mancata ottemperanza a questi obblighi può comportare una sanzione amministrativa che varia tra 400 e 2.400 euro per ciascun lavoratore.

Settori dove i contratti di lavoro a chiamata sono più diffusi

In generale, i contratti di lavoro a chiamata sono più diffusi in settori come il turismo, il commercio, lo spettacolo e l’edilizia. Altri esempi includono i lavoratori nei servizi di pulizia industriale, i servizi di live streaming, i servizi di salvataggio presso gli stabilimenti balneari, gli operatori per l’inventario presso aziende e negozi, e gli addetti all’attività di carico e scarico merci nel settore dell’autotrasporto.