Il caso La Russa, quindi le parole ambigue con cui il Presidente del Senato ha cercato di difendere suo figlio dalle accuse di stupro, scuote il mondo politico. Alla sassaiola contro la seconda carica dello stato partecipa anche Italia Viva che attraverso le parole di Maria Elena Boschi, Senatrice e Vicepresidente della Vigilanza Rai, interviene in segno di condanna per quanto dichiarato. Ecco le sue parole in un’intervista rilasciata a Repubblica:
Comprendiamo l’ansia di un padre che pensa al figlio ma il presidente del Senato ha perso una buona occasione per tacere. La vicenda è poco chiara, c’è una denuncia, i magistrati devono fare il loro lavoro. La seconda carica dello Stato deve ricordarsi che ogni suo intervento non l’intervento di un cittadino o di un genitore, ma di una istituzione. A prescindere dal fatto che per me suo figlio è innocente fino a condanna definitiva, le frasi del presidente La Russa fanno un torto alle donne vittime di violenza che denunciano. Chi può arrivare a più persone con i propri messaggi – osserva ancora la deputata Iv – ha un dovere di responsabilità in più.
L’attacco al Presidente Meloni
Ma Maria Elena Boschi sposta l’oggetto dell’accusa verso il Presidente Meloni poiché – si legge – non accetta la doppia morale di chi si sdegna e di chi stigmatizza in base al momentum: “Mi piacerebbe che ci indignassimo sempre e non a giorni alterni. Quando il Movimento 5 Stelle accusava le donne di altri partiti, in particolare dell’allora Pd, dove era finita l’indignazione?”. Nello specifico, parlando al Premier, ha detto:
È la doppia morale di chi oggi attacca La Russa dopo aver difeso Beppe Grillo e di chi oggi difende La Russa dopo aver attaccato Beppe Grillo. La verità è che i populisti, grillini e sovranisti, hanno un concetto molto strano di garantismo e opportunità politica: dicono quello che vogliono quando tocca a loro essere al centro delle indagini. Quando tocca agli altri sparano alzo zero. E io ne so qualcosa visto come hanno massacrato mediaticamente me e la mia famiglia sia Meloni che Grillo, ma nessuno di loro si è mai scusato, nemmeno in privato.
Meloni è in imbarazzo. Questo quello che lascia intendere l’esponente di Italia Viva tra le righe. Un concetto che emerge chiaramente nel successivo passaggio dell’intervista:
Se anziché i nomi di dirigenti di Fratelli d’Italia ci fossero stati nomi del nostro vecchio Pd, Meloni avrebbe già fatto le manifestazioni come fece ad Arezzo per Banca Etruria o chiesto le dimissioni come fece per tanti ministri a cominciare da Federica Guidi. Si compie il contrappasso più evidente per i finti garantisti di Fratelli d’Italia.
Convergenza sulla giustizia
Ma da Italia Viva, che ha nei confronti del governo un atteggiamento a fisarmonica, duro e docile a seconda del tema in oggetto, lancia anche messaggi di convergenza. Sulla giustizia – spiega oggi la Senatrice Raffaella Paita, ad Il Messaggero – il partito di Renzi è pronto ad appoggiare ogni misura che vada nella direzione del garantismo. Un appoggio concreto – dice – con tanto di contributo fattivo. Nello specifico, sulla separazione delle carriere, ha detto:
È cosa buona è giusta: non si può pensare che vi sia una commistione tra chi accusa e chi giudica. Il giudice non deve solo essere terzo, ma anche apparire tale.
Di nuovo sul garantismo aggiunge:
Per noi è un tratto identitario. Appoggeremo qualunque riforma in questo senso.
Sull’utilizzo delle intercettazioni, infine, Paita dice:
Sono d’accordo con il Ministro Nordio: se ne fa un vero e proprio abuso. E poi, giusto intervenire sulla carcerazione preventiva e sui tempi della giustizia.