Ci sono piante che non si limitano a rappresentare un punto di interesse estetico nei nostri giardini. Infatti hanno qualità nascoste che, se impariamo a gestirle, possono far fare un’evoluzione positiva alla nostra cucina e agli ingredienti che utilizziamo. Parliamo ad esempio di una pianta di origine centro americana che di certo conosciamo, l’amaranto.
Questa pianta è considerata uno pseudocereale, che potrebbe essere paragonato per esempio alla quinoa o alla chia. Prima di scoprire come cucinare l’amaranto, ricordiamo che questa pianta che fa parte della famiglia dei dicotiledini, ha moltissime proprietà benefiche. Quella dell’amaranto è una famiglia di piante delle quali oltre 60 sono commestibili.
Come dicevamo l’amaranto è una pianta originaria del centro America: per gli inca e gli Aztechi era un patrimonio prezioso, perché centrale nella loro dieta. Ma sembra che anche greci e latini ne conoscessero le proprietà benefiche e lo avessero introdotto fra gli ingredienti della loro cucina. Per una serie di vicissitudini l’amaranto è stato dimenticato fino al 1975, quando venne riscoperto e riportato al centro dell’interesse scientifico prima e culinario poi.
Impariamo dal mondo: come cucinare l’amaranto
Prima di scoprire come cucinare l’amaranto ricordiamo che questo pseudocereale proveniente dal centro America ha la particolarità di non contenere glutine. Quindi è una sorta di cereale leggero, adatto alle diete perché è povero di calorie. Può quindi diventare un ottimo sostituto di riso e cous cous: i vostri piatti prenderanno un sapore diverso, nuovo, e anche un po’ antico visto che si tratta di un ingrediente conosciuto e utilizzato in cucina da migliaia di anni.
Come cucinare l’amaranto: bastano circa 40 minuti, un setaccio e dell’acqua salata che porteremo ad ebollizione. Gli abbinamenti possibili sono poi tanti: con verdure di tutti i tipi, dalle zucchine ai peperoni, e poi anche con carni leggere, come il pollo, o il salmone.
Come pulire l’amaranto
E’ sottointeso che la produzione industriale di prodotti alimentari ci preserva da problemi di contaminazione del cibo. Però le regole dell’igiene alimentare non vanno mai messe in second’ordine. Prima di scoprire come cucinare l’amaranto è il caso dunque di pensare alla sua pulizia. L’amaranto, prima di qualsiasi cosa, va dunque lavato accuratamente sotto l’acqua per eliminare polvere e impurità che si possono essere depositate al suo interno. Utilizzate quindi un colino a maglie strette e mettetelo sotto il getto dell’acqua per lavare l’amaranto. In seguito lasciate l’amaranto a bagno in acqua fredda per un tempo variabile dalle 4 alle 6 ore.
A cosa serve l’amaranto?
Andiamo a scoprire come cucinare l’amaranto rispondendo ad una domanda: ma a cosa serve l’amaranto? Perché utilizzare in cucina questo pseudocereale ben conosciuto dagli antichi abitanti del Centroamerica che, addirittura, lo consideravano un elemento prezioso della loro cucina alla pari dell’oro negli scambi?
L’amaranto è una sorta di cereale che possiede un grande patrimonio di proteine di origine vegetale, non contiene glutine e quindi è un alimento perfetto per chi soffre di intolleranze. E’ consigliato anche ai celiaci. Inoltre, avendo moltissime fibre, è anche ottimo per la motilità intestinale e per favorire la digestione.
Come cucinare l’amaranto per due persone
Vediamo dunque come cucinare l’amaranto per due persone. Vi serviranno:
- 200 g amaranto
- 600 ml acqua
- sale fino
La preparazione di questo pseudocereale è particolarmente facile. Come anticipato la prima cosa da fare è lavare l’amaranto accuratamente sotto l’acqua corrente. Per farlo si può utilizzare un setaccio a maglie fini: infatti l’amaranto ha chicchi molto piccoli e spinto dal getto dell’acqua potrebbe scappare tutto dal setaccio. Prepariamo intanto una pentola con tanta acqua già salata.
Dopo averlo ben lavato immergiamolo nell’acqua salata e portiamo a bollore. L’amaranto dovrà bollire per circa 40 minuti fino a quando l’acqua si sarà tutta assorbita. Mentre cuoce continuate a mescolare. Una volta cotto scoliamo e lasciamolo riposare mentre raffredda. Si può consumare da solo, condito con olio di oliva, oppure abbinandolo a verdure, gamberi, o pollo.
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