La riforma delle pensioni tiene sulla corda il governo, ma soprattutto i lavoratori. Chi ha votato centrodestra si attendeva Quota 41 per tutti come promesso dalla Lega, ma la maggioranza ora si trova a fare i conti con la dura realtà delle scarse coperture finanziarie.

Riforma pensioni: no al ritorno della Fornero

La Legge Fornero tornerebbe in vigore se entro il 31 dicembre 2023 il governo non riuscisse a trovare un’alternativa a Quota 103. Quest’ipotesi però al momento è da scartare, in quanto nessuno nella maggioranza è disposto a fare una figura simile, dopo aver attaccato in tutti i modi possibili la legge varata dal governo Monti.

La soluzione più semplice al momento appare quella di confermare Quota 103 per un altro anno, in attesa di trovare un accordo con i sindacati per una riforma strutturale delle pensioni, che ora il governo Meloni definisce “obiettivo di legislatura” in quanto non ci sono tempo e risorse per realizzarla nel 2024.

Quota 41 per tutti versione light

Ma i tecnici del Ministero del Lavoro stanno ragionando anche sull’ipotesi di una Quota 41 in versione “light”, non certo quella richiesta a gran voce dalla Lega, per cui non esistono coperture finanziarie.  L’idea è quella di un’uscita con 41 anni di contributi versati, ma a fronte di un ricalcolo dell’assegno completamente contributivo. Questa versione costerebbe meno, ma vedrebbe un taglio agli assegni dei pensionati.

Quota 41 permetterebbe di lasciare il lavoro con un anticipo che, a seconda delle categorie di appartenenza, va dai 10 ai 22 mesi, a fronte però di una decurtazione dell’assegno che va dal 10% al 16%. Chi, avendo iniziato a lavorare molto giovane, dovesse scegliere Opzione 41 potrebbe lasciare il lavoro prima ma avrebbe un assegno ridotto fino al 16%. Una penalizzazione che di certo scontenterà molti lavoratori che si erano illusi di fronte a promesse di ben altro tipo fatte in campagna elettorale.

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