Il Partito Democratico incalza, il governo resta in silenzio. La partita del salario minimo è appena iniziata e già polarizza. L’obiettivo del Nazzareno – condiviso con Movimento 5 Stelle ed Azione – è quello di imporre una cifra minima di contrattazione nell’ambito dei contratti di lavoro. La proposta in lavorazione fissa questa soglia sui 9 euro l’ora. Dalla Cgil plaudiscono e sottoscrivono aggiungendo un auspicio: che sia solo l’inizio. Portavoce di questo è Maurizio Landini, Segretario Cgil, in un’intervista rilasciata a Repubblica e rinvenibile sull’edizione odierna del quotidiano: “Il salario minimo orario è utile – ha detto – ed è un passo in avanti. Ma l’obiettivo finale è più ampio. Qual è? Cancellare i contratti pirata ed i contratti di lavoro precari”.
Salario minimo, le parole di Landini
Il più grande sindacato italiano, dunque, auspica e caldeggia una riforma ben più ampia. Ma per arrivarci, il salario minimo diventa un passaggio necessario. Le parole di Maurizio Landini:
Il salario minimo orario legale deve essere parte di un intervento legislativo che dà valore generale ai contratti nazionali per tutti, in tutti settori e per tutti i lavoratori, autonomi inclusi.
Al governo ha detto che:
Non deve pensare di risolvere l’emergenza dei salari più bassi d’Europa solo con il taglio del cuneo o inventandosi gabbie salariali. Se siamo il paese con i salari più bassi di Europa e i contratti scaduti da anni è anche perché non esistono penalità per le imprese che non li rinnovano e dilaga il part-time involontario, le finte partite Iva, il lavoro a chiamata e intermittente. Penso che non sia più accettabile.
Sempre verso il governo e, nello specifico, verso Giorgia Meloni, ha aggiunto:
se la premier crede nella contrattazione, perché non ha messo un euro per rinnovare i contratti pubblici? Perché contrappone i benefici fiscali al rinnovo dei contratti? Anziché applicare la Costituzione per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei cittadini, continua ogni giorno a volerla cambiare: prima con le proposte per l’autonomia differenziata e il presidenzialismo. Ora con un attacco violento e inaccettabile alla magistratura di berlusconiana memoria. È una ragione in più – aggiunge Landini – per scendere in piazza il 30 settembre.
Il governo ha aumentato la precarietà
Attacchi duri e precisi quelli di Maurizio Landini al governo di Giorgia Meloni. Tra le colpe riconducibili all’esecutivo, secondo lui, ci sarebbe anche l’aver:
Ampliato la precarietà liberalizzando i contratti a termine ed ampliando i voucher. Procede con bonus ed incentivi a pioggia per le imprese, ma non servono se non sono selettivi. Un’impresa se ha bisogno assume, visto il bisogno che c’è di competenze.
Eppure, il governo rivendica l’aumento dell’occupazione interpretando i recenti dati ISTAT. Su questo, Maurizio Landini di che:
L’ISTAT dice il contrario, con record di giovani neet, tre milioni di part time involontari, altrettanti contratti a termine. Ogni anno 120 mila giovani, tra laureati e diplomati, lasciano il paese perché sono sfruttati e sottopagati. È questa l’Italia della destra al potere?
L’incalzo dell’opposizione
Il tema è cogente ed ecco che agli appelli della Cgil si affianca l’incalzo da parte dell’opposizione. Marco Furfaro, della segretaria del PD, dichiara:
Il salario minimo sarebbe una parziale ma doverosa risposta a persone che lavorano a 2-3-4 euro l’ora. Si aiuterebbero milioni di persone e si stabilirebbe un principio sacrosanto: sotto una certa soglia, non si può andare. Perché sotto una certa soglia si lede la dignità delle persone: non è lavoro è schiavitù. Una cosa semplice. Ma a Giorgia Meloni non frega niente. Perché “gli italiani da difendere.
Così invece, in una nota, la deputata del M5s Chiara Appendino:
Secondo un sondaggio Quorum/YouTrend per Sky Tg24, il 75% degli italiani è favorevole al salario minimo legale per garantire un reddito dignitoso e migliorare la qualità della vita dei lavoratori. Auspico che la premier Meloni legga attentamente tale rilevazione: scoprirà, difatti, che anche gli elettori del centrodestra dicono sì a questa misura a larga maggioranza. FdI, Lega e Forza Italia saranno pure maggioranza in Parlamento, ma su questo tema sicuramente non lo sono nel Paese.