L’addetto alla sicurezza della Rsa “Per coniugi” di Milano, in servizio durante lo scoppio dell’incendio che è costato la vita a sei anziani, si scrolla di dosso le accuse. Sulla vicenda è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo.
L’unico a sorvegliare in quel momento era l’uomo, 63 anni, che però sottolinea come “una sola persona non era sufficiente” a per un controllo approfondito di due strutture.
Il vigilante è intervenuto ai microfoni del Corriere della Sera per spiegare la sua versione. Sotto la lente d’ingrandimento il blocco dei sistemi anti fumo nelle stanze degli ospiti della struttura: una funzione che è risultata fuori servizio da un anno e mezzo.
A controllare che tutto fosse sotto controllo c’era una persona sola, che si occupava della ronda notturna. La guardia, però, precisa come le fossero inibite le stanze: il giro di perlustrazione includeva solo le aree pubbliche, come le scale o i sotterranei.
Senza contare che, quando è divampato l’incendio, la guardia era solo al suo secondo giorno di lavoro. A far luce sull’episodio ci penserà la Procura di Milano. Il 63enne, tuttavia, è preoccupato e teme di “perdere il posto”.
Incendio Rsa Milano, il vigilante era autorizzato a perlustrare solo scale, aree comuni e pianerottoli
L’incendio si è sviluppato nella notte tra giovedì 6 e venerdì 7 luglio. La struttura è ubicata in via dei Cinquecento, in zona Corvetto. Il momentaneo bilancio è di sei vittime e 80 intossicati, tra cui due in gravissime condizioni. Gli anziani si trovano ricoverati tra gli ospedali Niguarda e San Raffaele. Per fortuna la maggior parte di loro, circa 65, non sono gravi.
Il rogo è scaturito intorno all’1.20. Secondo quanto ipotizzato dai vigili del fuoco, le fiamme si sarebbero propagate a partire da un letto di una stanza al primo piano. L’ipotesi più probabile, ormai quasi certa, è che la causa di tutto sia stata una sigaretta, fumata da una delle due vittime carbonizzate. Le altre quattro sono invece morte soffocate dai fumi.
Per il caso sono finiti nella bufera anche il Comune di Milano e la Regione Lombardia, oltre alla stessa cooperativa che gestisce l’Rsa. Quest’ultima, attraverso una nota del direttore generale, ha annunciato la massima collaborazione con le autorità.
Nel mirino di alcune critiche era finito anche l’addetto antincendio, che però cerca di dimostrare la propria innocenza e sottolinea come fosse “impossibile” controllare con minuzia entrambe le strutture. Un’accusa velata all’organizzazione del servizio. L’uomo avrebbe voluto segnalare la carenza di personale, ma sarebbe stato frenato dal fatto di essere in servizio da pochissimo.
Senza contare che, tra i compiti dell’addetto di vigilanza, non c’è quello di spegnere incendi ma di segnalare eventuali avvisaglie sospette. In caso di anomalie, l’uomo doveva dare l’allarme ai numeri di emergenza.
Ogni ora dovevo completare un giro nei sotterranei e ai piani dei degenti delle due Rsa. Ma non avevo le autorizzazioni per entrare nei reparti. Non sono un sanitario, lì entravano solo gli infermieri. Io controllavo solo le scale, le aree comuni e i pianerottoli. Avevo controllato poco prima, non c’era niente. Poi quando ero vicino alla reception una delle due vittime ha chiamato dicendo che c’era fuoco.
Solo dopo la segnalazione la guardia è salita al primo piano insieme alla portinaia, una cittadina ecuadoriana. Ma era troppo tardi: i corridoi erano già invasi dal fumo. Solo a quel punto la donna ha chiamato il 112, con i pompieri che sono intervenuti tempestivamente evitando una strage.