47 anni fa, il 10 luglio 1976, avveniva quello che oggi viene chiamato con il nome di “Disastro di Seveso”. Chi c’era si ricorda bene questa tragedia, la quale passò alla storia come uno dei peggiori disastri ambientali in Italia e non solo. Riavvolgiamo dunque per un attimo il nastro e ripercorriamo ciò che accadde in quella giornata. Rivediamo insieme la storia, i fatti e analizziamo quelle che furono le conseguenze.
Disastro di Seveso: storia
Il 10 luglio 1976 doveva essere un giorno come tutti gli altri ma improvvisamente, intorno alle 12.30, dall’azienda ICMESA di Meda (località che oggi si trova in provincia di Monza Brianza) uscì una nube di diossina tossica che si disperse nell’area, colpendo i vari comuni limitrofi e in particolar modo quello di Seveso.
Si è trattato di una vera e propria tragedia ambientale perché le conseguenze della diffusione di questa diossina nel territorio furono devastanti per l’ambiente e per gli abitanti. Addirittura il giornale periodico Time, nel 2010, ha parlato di questo come di uno dei peggiori disastri ambientali della storia. L’evento portò poi, tra le altre cose, alla creazione di una nuova direttiva europea per prevenire gli incidenti di questo tipo in fabbrica.
Tutto partì da un’avaria nel sistema di controllo del reattore chimico A101, che era destinato alla produzione di triclorofenolo. La temperatura e la pressione salirono e ci fu l’arresto della lavorazione, senza però aver azionato prima il raffreddamento della massa. Così si verificò una pericolosa reazione chimica che comportò la formazione di una sostanza tossica chiamata comunemente “diossina”. Essa si diffuse nell’aria in pochissimi istanti, dopo che il disco di rottura si ruppe perchè non resse all’alta pressione.
Cos’è successo subito dopo?
Il vento portò questa nube, che era ben visibile ad occhio nudo e portava con sé un odore molto acre, verso sud-est. Le aree più colpite furono appunto quella di Seveso, Meda, Cesano Maderno, Limbiate e Desio. Qualche giorno dopo, una volta capita davvero la gravità della situazione, il territorio venne diviso in diverse zone e i Comuni, la Regione e lo Stato iniziarono ad emanare una serie di leggi e direttive.
La prima fra tutti fu l’ordinanza di non consumare né toccare ortaggi, vegetazione e animali della zona. Si ordinò ai cittadini anche di lavare sempre in modo molto scrupoloso le mani e i vestiti. Poco dopo, centinaia di cittadini furono costretti ad abbandonare le loro case che furono soggette a bonifiche o addirittura a distruzioni. Le abitazione vennero ricostruite negli anni seguenti. Le piante si seccano e gli animali si ammalarono.
Le conseguenze sulle persone
Diversi soggetti, per la maggior parte bambini in fase di sviluppo, vennero colpiti da una dermatosi provocata dall’esposizione al cloro, la cloracne. Le conseguenze peggiori le videro proprio gli abitanti di Seveso e delle aree circostanti, le più contaminate. Per quanto riguarda i tumori maligni, bisogna precisare che diversi studi non hanno evidenziato un particolare incremento dopo il disastro di Seveso.
Tuttavia gli esperti hanno osservato che tra i residenti delle aree più colpite c’è stato un aumento di linfomi, leucemie e mielomi. Tra il 1977 il 2012, nelle stesse zone, ci sono stati dei casi in più di tumori al retto. Sembra essere salita anche l’incidenza dei tumori alla mammella.
Una considerazione particolare va fatta per le donne che all’epoca erano in dolce attesa. Nonostante nel 1976 in Italia l’aborto non fosse ancora consentito e legale, il governo concesse in via eccezionale a queste madri che facevano richiesta di accedere all’interruzione di gravidanza, poiché non si sapeva a quali problemi e quali possibili malformazioni sarebbero potuti andare incontro i loro futuri bambini.
Infine, questo tragico incidente di Seveso spinse i vari Stati dell’Unione europea ad adottare finalmente una politica comune in materia di prevenzione di grandi e pericolosi rischi industriali. Stiamo parlando della europea 82/501/CEE, recepita in Italia con il DPR 17 maggio 1988, n. 175 nella sua prima versione. Nel nostro Paese è più comunemente nota con il nome di “direttiva Seveso”.