Blitz dei carabinieri di Castellammare di Stabia contro il clan di camorra dei Cesarano: sono 18 gli arresti effettuati alle prime luci dell’alba di oggi, lunedì 10 luglio. Tra i reati contestati c’è quello di estorsione aggravata dal metodo mafioso, perpetrata nei confronti di imprenditori e negozianti dell’area stabiese.

Tra le accuse agli indagati spiccano però anche quelle di associazione armata di tipo mafioso, tentato omicidio, rapina e detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.

La misura cautelare eseguita dai carabinieri è stata emessa dal gip del tribunale di Napoli, su richiesta della Dda partenopea. Tra le vittime anche un familiare del collaboratore di giustizia Raffaele Imperiale.

Camorra, arresti nel clan Cesarano: i proventi delle estorsioni venivano reinvestiti in attività lecite

Le prime indagini che hanno dato vita a questa operazione risalgono al giugno del 2020. Il clan Cesarano avrebbe cercato di controllare parte del territorio della città di Castellammare di Stabia attraverso una rete di estorsioni e spaccio di droga.

Già nel 2021 alcuni imputati erano stati condannati per essere legati alle attività dei Cesarano. Ai vertici dell’organizzazione ci sarebbe Vincenzo Cesarano, cugino degli storici membri di spicco del clan, attualmente al 41 bis. Quest’ultimo sarebbe stato anche il tesoriere del sodalizio: attraverso la gestione della cassa avrebbe impartito agli affiliati del gruppo le direttive strategiche.

Nella rete di estorsioni erano finite diverse attività imprenditoriali, tra strutture ricettive, attività commerciali e negozi. Il familiare del collaboratore Raffaele Imperiale, in particolare, avrebbe ricevuto richiesta di 50mila euro per la “protezione” della sua impresa edile.

Secondo gli inquirenti, i frutti delle attività illecite sarebbero stati investiti dalla camorra in beni mobili e in settori imprenditoriali di natura lecita: dall’ambito edile-immobiliare al noleggio auto e nautico.

Quattro indagati avrebbero anche utilizzato indebitamente cellulari e sim per comunicare con alcuni detenuti nel carcere di Napoli Secondigliano.

Dei diciotto indagati, in quattordici si trovano ora dietro le sbarre, uno è ai domiciliari e quattro persone, due delle quali già destinatarie di misura cautelare in carcere, sono state sottoposte alla misura del divieto di dimora nella provincia di Napoli.