L’incendio scoppiato alla Rsa di Milano continua ad alimentare dibattiti e scontri sul tema dell’accertamento delle responsabilità, con il Codacons che scende in campo per puntare il dito contro il Comune di Milano e la Regione Lombardia, colpevoli di non aver vigilato sulle strutture sanitarie.

Incendio nella Rsa di Milano, per il Codacons la responsabilità è di Comune e Regione: “In Italia mancano i controlli”

Sei persone morte e decine di feriti. È il bilancio ormai noto dell’incendio divampato nella struttura ‘Casa di riposo dei Coniugi’ di Milano.

Una tragedia che, per il Codacons, non è dovuta a una semplice fatalità, ma che ha delle responsabilità ben precise che dovranno essere accertate. L’associazione dei consumatori punta, infatti, il dito contro gli enti locali, colpevoli di non aver effettuato i dovuti controlli sulle condizioni delle Rsa, mettendo a rischio la vita degli anziani ospiti di questi istituti.

A prendere parola contro questi comportamenti, annunciando la battaglia anche legale dell’associazione, è il suo presidente Carlo Rienzi.

“Come ogni volta avviene in Italia, solo dopo una tragedia si scoprono irregolarità, omissioni e negligenze sul fronte della sicurezza che in realtà sono sempre state sotto gli occhi di tutti, a partire da chi il dovere e l’obbligo giuridico di vigilare. Il vero problema è che in Italia mancano del tutto i controlli sulle strutture sanitarie, e quando ci sono risultano spesso carenti e inefficaci, con la conseguenza che anziani e malati sono in balia della sorte”.

Appello al Ministero della Salute: “Ispezioni su tutte le Rsa d’Italia”

Rienzi si rivolge direttamente alla Procura di Milano, chiedendo di accertare se i due enti locali abbiano effettuato i dovuti controlli nelle strutture regionali, al fine di garantire la sicurezza delle persone ospitate al loro interno.

In secondo luogo, il Codacons chiede un intervento d’urgenza al Ministero della Salute, affinché siano effettuate le necessarie verifiche su tutte le Rsa del paese. Nel caso risultassero anomalie tali da mettere a rischio l’incolumità dei degenti, per l’associazione la soluzione dovrebbe essere solamente una: la chiusura delle strutture incriminate.

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