Pochi giorni fa, il Decreto Lavoro è stato convertito in legge e tra le numerose novità, ha introdotto cambiamenti anche sul Contratto di espansione 2023.

Di cosa si tratta? Il contratto di espansione è stato introdotto sperimentalmente per gli anni dal 2019 al 2023 e si tratta di uno strumento che consente, tra le tante, l’uscita anticipata dal lavoro dei lavoratori prossimi alla pensione, in particolar modo a non più di 60 mesi (5 anni).

Vediamo dove è intervenuto il Decreto lavoro modificando la disciplina dei contratti di espansione 2023.

Contratto di espansione 2023, quali sono le novità del Decreto Lavoro

Il Decreto Lavoro è stato convertito in legge e al suo interno contiene diverse misure. Tra le tante sono state introdotte anche modifiche al contratto di espansione 2023.

Quali sono le novità del Decreto Lavoro? È possibile rimodulare le cessazioni dei rapporti di lavoro entro massimo 12 mesi successivi al termine del contratto originario, ma solo fino al 31 dicembre 2023.

Quali sono le novità apportate dalla conversione in legge del Decreto? In sede di conversione in legge del Decreto Lavoro è stata introdotta una sola modifica. Essa riguarda l’incremento delle risorse pubbliche a copertura dell’istituto, ma solo per l’anno 2026 e solo per gli accordi stipulati a partire dal 1° gennaio 2022. L’incremento introdotto dalla conversione in legge è pari 20 milioni di euro.

Spiegate le modifiche introdotte dal Decreto Lavoro e dalla sua conversione in legge, diamo uno sguardo a quali sono le risorse stanziate (i fondi pubblici) per le varie annualità:

  • Anno 2023, 219 milioni di euro;
  • Anno 2024, 264,20 milioni di euro;
  • Anno 2025, 173,6 milioni di euro;
  • Anno 2026, 68,4 milioni di euro.

Come funziona il contratto di espansione? Cosa prevede?

Come funziona il contratto di espansione

Il contratto di espansione è stato introdotto dal Decreto Crescita nel 2019, in via sperimentale. Prevede un regime di aiuto per riorganizzare le imprese con un accordo in sede governativa con le rappresentanze sindacali.

Il contratto ha contenuto di natura gestionale e contiene i seguenti dati:

  • Numero dei lavoratori da assumere;
  • Indicazione dei profili professionali compatibili con i piani di reindustrializzazione e riorganizzazione;
  • Programmazione delle assunzioni;
  • Durata dei contratti;
  • Riduzione complessiva media dell’orario di lavoro e del numero dei lavoratori interessati, oltre che il numero dei lavoratori che possono accedere allo scivolo pensionistico.

Per quanto riguarda il biennio 2022-2023, possono stipulare contratti di questo tipo solo le aziende che hanno un organico non inferiore a 50 unità.

Scivolo pensionistico: quali condizioni?

Particolarità del contratto è la possibilità di avviare concordati di esodo per i lavoratori che si trovano a non più di 60 mesi, ovvero 5 anni, dall’accesso alla pensione di vecchiaia: il cosiddetto scivolo pensionistico. Naturalmente, i dipendenti interessati devono aver maturato non solo il requisito anagrafico, ma anche quello contributivo minimo per avere accesso alla pensione anticipata. Inoltre, è necessario il consenso in forma scritta.

Si può ricorrere sempre allo scivolo pensionistico? È necessario che l’azienda abbia stipulato un accordo con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con i sindacati e con le loro RSA/RSU.

In caso di pensione anticipata, l’azienda deve versare i contributivi previdenziali (contribuzione correlata) necessari al conseguimento del diritto. I contributi devono essere di un importo corrispondente ai contributi figurativi previsti durante la corresponsione della Naspi.

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