Quella che poteva sembrare una banale lite condominiale si è trasformata in un omicidio: è successo a Roma, dove tre persone tra i 26 e i 37 anni d’età avrebbero picchiato, con calci, pugni e una mazza da baseball due uomini, di 56 e 60 anni. I fatti risalgono allo scorso 26 giugno. Dopo aver lottato per settimane tra la vita e la morte, il più anziano non ce l’ha fatta. Si aggrava, di conseguenza, la posizione degli aggressori, che dovranno ora rispondere di omicidio in concorso.

Roma, lite condominiale si trasforma in un omicidio: arrestate tre persone

Non ce l’ha fatta, nonostante il tentativo dei medici di salvarlo, uno dei due uomini romani che lo scorso 26 giugno sono stati aggrediti con calci, pugni, una mazza da baseball e un mattarello in legno al culmine di una lite scoppiata con alcuni condomini. È avvenuto a Casal Lumbroso, una zona di periferia della Capitale. I tre aggressori, un ragazzo di 26 anni di nazionalità siriana e due italiani di 30 e 37 anni, sarebbero stati tratti in arresto con l’accusa di omicidio in concorso. Per loro il gip ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere.

Stando a quanto ricostruito finora, tra vittime e carnefici i rapporti si erano fatti torbidi già da qualche tempo e andavano avanti a suon di “discussioni, dispetti, sguardi torvi e litigate”. Fino al tragico epilogo di qualche settimana fa. Un caso che riporta alla mente molti delitti avvenuti per cause simili: semplici litigi tra vicini di casa finiti nel sangue, di cui il più noto è sicuramente quello passato alla storia con il nome di “strage di Erba“, che ha portato alla condanna in via definitiva dei due coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi.

Le discussioni tra vicini di casa finite in tragedia

C’è la strage di Erba, consumatasi l’11 dicembre del 2006 in provincia di Como: il caso di pluriomicidio che ha portato in carcere, con una condanna all’ergastolo, Olindo e Rosa, i coniugi accusati di aver ucciso a sprangate Raffaela Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Ma, se si guarda indietro, i casi di tragedie avvenute per banali liti tra vicini sono molte.

Si ricorderà, di recente, quella di Treviglio, in provincia di Bergamo, dove una 68enne di nome Silvana Erzemberger ha sparato ai suoi vicini di casa, due coniugi, uccidendo l’uomo, Luigi Casati e ferendo sua moglie. Lo avrebbe fatto a causa dei presunti rumori molesti provenienti dalla loro abitazione. Dai giudici è stata dichiarata “incapace di intendere e di volere” e quindi assolta.

Ma è successo anche ad Arezzo, dove il 5 gennaio di quest’anno un 57enne è stato ucciso dal vicino dopo aver provato ad assaltare la sua villetta con una ruspa, a causa dei continui litigi. Qualche settimana prima, l’11 dicembre del 2022, un uomo era entrato in un bar del quartiere Fidene, a Roma, aprendo il fuoco sugli avventori di un’assemblea condominiale. Tra lui e gli altri condomini c’erano stati dei disguidi. Per questo, come se niente fosse, Claudio Campiti aveva impugnato un’arma sottratta al poligono di tiro di Tor di Quinto, di cui era un assiduo frequentatore, e sparato, uccidendo quattro persone, quattro donne.

Tragedie che si consumano quando la rabbia la fa da padrone, spingendo a tutto coloro che la provano. Anche per questioni che, sulla carta, sarebbero risolvibili e non richiederebbero di arrivare a tanto, come l’ultimo caso avvenuto a Roma dimostra.

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