La Cgia di Mestre interviene sul dibattito in merito al salario minimo, spiegando come la proposta delle opposizioni di introdurlo a 9 euro lordi potrebbe finire con l’incentivare il lavoro nero.

Salario minimo a 9 euro, per la Cgia di Mestre gli imprenditori potrebbero costringere i dipendenti al lavoro in nero

Salario minimo sì, salario minimo no.
Il dibattito in Italia sulla soglia minima di retribuzione per i lavoratori dipendenti continua, con la sua girandola di opinioni e punti di vista.

Particolarmente significativo quello che arriva oggi, 8 luglio, dalla Cgia (Associazione Artigiani e Piccole Imprese) di Mestre. Commentando la proposta avanzata nei giorni scorsi dalle opposizioni (con l’eccezione di Italia Viva di Matteo Renzi che si è chiamata fuori), di un salario minimo a 9 euro lordi, l’associazione ha fatto notare che essa potrebbe produrre l’effetto di portare a un aumento del lavoro irregolare.

I motivi riguardano i minimi tabellari di alcuni settori, che risultano molto inferiori alla soglia prevista nel disegno di legge. I settori interessati sono principalmente:

  • agricoltura
  • lavoro domestico
  • alcuni comparti nei servizi

Questo spingerebbe gli imprenditori, secondo la Cgia, a optare per il lavoro nero.

“Non è da escludere che molti imprenditori, costretti ad aggiustare all’insù i minimi salariali, potrebbero essere tentati a licenziare o a ridurre l’orario ad alcuni dei propri dipendenti, ‘costringendoli’ comunque a lavorare lo stesso, ma in ‘nero’. L’adozione di questa ‘contromisura’ consentirebbe a molte attività di contenere i costi e di non scivolare fuori mercato”.

Cgia favorevole alla misura ma con dei correttivi

Al di là di abitudini e comportamenti illeciti che, tuttavia, in Italia devono sempre esser presi in considerazione, visto quanto sono radicati nel sistema produttivo nazionale, la Cgia si dice favorevole alla proposta fatta dalle opposizioni.

Tuttavia, sono necessari degli accorgimenti. L’associazione ritiene, infatti, che ai minimi tabellari previsti dai singoli CCNL e che determinano il Tem (Trattamento economico minimo), si vadano ad aggiungere le voci che compongono la retribuzione differita, ricavati dal contratto collettivo nazionale e che costituiscono il Trattamento economico complessivo (Tec).

Chi prende il salario minimo?

L’importanza di una misura come il salario minimo riguarda le condizioni di vita della platea di persone che sarebbe interessata dal provvedimento.

Si tratta di lavoratori, solitamente precari, il cui reddito risulta inferiore alla soglia di povertà, pur essendo regolarmente occupati.
Gli ultimi dati elaborati proprio dalla Cgia risalgono al 2020 e parlano di 1,9 milioni di soggetti che vivono in simili condizioni.

L’Associazione Artigiani e Piccole Imprese conclude la sua analisi con le cifre che il provvedimento porterebbe con sé. I lavoratori che sarebbero interessati dall’intervento normativo, godrebbero di 3,3 miliardi di reddito in più, mentre le imprese si troverebbero di fronte a un costo aggiuntivo di 4,6 miliardi. Questo comporterebbe per lo Stato un aumento del gettito Irpef e di quello contributivo pari a 1,5 miliardi.

Numeri importanti che, peraltro, sono al ribasso, poiché stimati su una retribuzione oraria minima di 8 euro, anziché 9.