Concorsi scuola al via, in arrivo due decreti ministeriali che conterranno le nuove regole sulle prove scritte semplificate e sulla partecipazione dei docenti precari, con bandi da 30-35.000 posti a disposizione. I provvedimenti attuativi dei nuovi concorsi sono stati annunciati dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, e rientrano tra le procedure di reclutamento nella scuola in coerenza con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che prevedono obiettivi di 70mila nuovi insegnanti entro il 2024.

La rimodulazione e la semplificazione delle prove dei concorsi scuola del 2023 e 2024 sono definite dal decreto legge numero 75, attualmente all’esame della Camere dai deputati. La maggiore novità in tema di esecuzione delle prove scritte è l’utilizzo delle “crocette” delle domande alle quali bisognerà rispondere tramite personal computer per velocizzare le procedure di correzione.

Concorsi scuola al via, in arrivo due decreti ministeriali: chi può candidarsi e con quanti Cfu?

In arrivo i nuovi concorsi nella scuola relative alle selezione dei precari storici, ovvero dei docenti che, essenzialmente, hanno già anni di esperienza nell’insegnamento o che abbiano conseguito un numero sufficiente di crediti formativi universitari (Cfu) secondo il vecchio ordinamento. Per i docenti precari, la bozza dei due provvedimenti inviati al Consiglio superiore della Pubblica istruzione (Cspi) – per il dovuto parere – contiene un doppio sconto. Il primo riguarda i profili che potranno candidarsi ai concorsi di imminente uscita. Per i posti di insegnamento nelle scuole medie e superiore (e per un numero di posto che potrebbe arrivare a 35mila), gli aspiranti insegnanti di ruolo sono coloro che abbiano già:

  • conseguito l’abilitazione in una determinata classe di concorso;
  • prestato servizio nella scuola per almeno 36 mesi negli ultimi cinque anni;
  • ottenuto 24 crediti formativi universitari (Cfu) secondo la vecchia disciplina;
  • conseguito 30 crediti formativi universitari e la laurea.

Per i docenti che si candidano ai concorsi nelle scuole dell’infanzia o primaria è necessaria l’abilitazione conseguita grazie alla laurea in Scienze della formazione primaria oppure il diploma magistrale abilitante ottenuto entro l’anno scolastico 2001-2002.

Concorsi scuola ultime novità, quanti posti e assunzioni nel 2023?

Due sono i concorsi nella scuola previsti dai provvedimenti in adozione dal decreto 75 del 2023. La prima selezione riguarda gli abilitati i docenti di cui sopra, in particolare gli insegnanti già abilitati, i precari storici e i docenti in possesso di 24 Cfu, oltre alla laurea. Il secondo concorso sarà accessibile anche a chi abbia conseguito i 30 Cfu della nuova abilitazione e il titolo di laurea. In tutto, con questi due concorsi, il ministero dell’Istruzione mira ad arrivare a 30mila o 35mila nuove assunzioni, utili già per l’anno scolastico 2023-2024.

Ultime novità su partecipazione precari e prove scritte e orali

Novità dal decreto legge 75 del 2023 riguardano anche lo svolgimento delle prove dei nuovi concorsi nella scuola. Le prove scritte – ed è il secondo sconto – dovranno essere svolte nel tempo limite di 100 minuti per la risposta con “crocette” a 50 domande con opzioni multiple, delle quali una decina riguardano materie pedagogiche, altrettante in ambito psicopedagogico, 20 relative alle metodologie didattiche, 5 di informatica e altrettante della lingua inglese.

La prova orale, invece, dovrà essere svolta nel tempo di 45 minuti (mezz’ora per le prove nei concorsi dell’infanzia e primaria) e servirà a valutare le competenze e le conoscenze degli aspiranti docenti in merito alla disciplina o alla tipologia del posto per i quale si concorra. Durante la prova orale, può essere prevista anche la simulazione di un lezione. Le graduatorie di merito saranno formate assegnando un punteggio di 100 punti per ciascuna prova (scritta e orale), e un minimo di 70 punti su 100 per ciascuna delle prove. I titoli possono portare a un punteggio aggiuntivo di 50 punti. Per ogni anno di servizio nella scuola può essere fatto valere il punteggio di 2,5, anziché di 1 come avveniva per i precedenti concorsi.