Un po’ di imbarazzo c’è. Coperto, come è logico che sia, dalle dichiarazioni di facciata e da apparente senso di unità e compattezza. D’altronde il governo è stato duramente messo alla prova nelle settimane addietro ed è necessario, ora, uno sforzo da parte di tutti per soffocare le insoddisfazioni intestine. Dall’impasse sul Mes (poi rinviato di almeno 4 mesi grazie ad una sospensiva approva in aula) alle incomprensioni in vista delle elezioni europee passando, nel mezzo, per il caso riguardante Daniela Santanché. Ed arriviamo proprio alla questione che ha colpito la Ministra al Turismo per dire che, checché se ne dica, un po’ di imbarazzo c’è. I segnali non mancano: durante il suo discorso in aula, la Ministra ha ricevuto solamente due applausi. Il primo durante una invettiva alla stampa (argomento sempre appetibile) il secondo a conclusione dell’intervento. E l’applauso finale, si sa’, è cortesia. Lo abbiamo riportato già in alcuni retroscena dei giorni scorsi: La Premier Giorgia Meloni vuole vederci chiaro ed alza il pressing sulla sua Ministra. Pretende verità e – forse – non è poi così soddisfatta dalla relazione fatta in aula. Molto difensivista, ma poco esplicativa circa la natura dei fatti.
Santanché non è più intoccabile? I pensieri di Meloni
E veniamo ai nuovi retroscena riportati sull’edizione odierna de La Stampa: Daniela Santanché potrebbe non essere più intoccabile per Giorgia Meloni che ha bisogno, forse, di un diversivo per uscire dall’angolo. Non è un caso che avrebbe chiesto spiegazioni di tutto questo – riferiscono fonti riportate nell’articolo del quotidiano – ad Ignazio La Russa. Sarebbe stato il Presidente del Senato, infatti, a spingere per l’inserimento di Daniela Santanché all’interno dell’esecutivo. “L’ha voluta lui nel governo”, avrebbe detto. Uno sfogo con i suoi collaboratori che è il tratto somatico di una impazienza di fondo.
Dire che Daniela Santanché sia sulla graticola rischia di diventare eccessivo. Ma dire che dal quartier generale di Fratelli d’Italia ci sia una certa impazienza, mista alla pretesa di saperne di più sulla natura delle vicende legali che coinvolgono la Ministra al turismo, non lo è affatto. L’apparizione di Santanché nel registro degli indagati rischia di diventare la goccia che fa traboccare il vaso specialmente ora che l’esecutivo si sente accerchiato e con il fiato della magistratura sul collo.
Blindatura su Delmastro
Atteggiamento diverso, invece, sul caso Delmastro dopo l’imputazione coatta disposta dal gip del tribunale di Roma nei confronti di Andrea Delmastro Delle Vedove per il caso Cospito. La differenza sostanziale tra la Ministra ed il Sottosegretario è che il secondo – dicono sempre da La Stampa – ha la piena fiducia di Giorgia Meloni che, anzi, fa sapere: non si muove da dove è. Addirittura, da via della Scrofa, c’è chi dice che la nota stampa diffusa ieri – quella in cui il governo parla di una Magistratura in lotta aperta – serviva a tutelare Andrea Delmastro più che Daniela Santanché. Fonti dal Ministero della Giustizia, infatti, dicono che la vicenda che riguarda il sottosegretario è riprova dell’irrazionalità del sistema. E aggiungono:
Nel processo che ne segue – si spiega, riporta l’AGI, da via Arenula – l’accusa non farà altro che insistere nella richiesta di proscioglimento in coerenza con la richiesta di archiviazione. Laddove, al contrario, chiederà una condanna non farà altro che contraddire sé stesso. Nel processo accusatorio il Pubblico Ministero, che non è nè deve essere soggetto al potere esecutivo ed è assolutamente indipendente, è il monopolista dell’azione penale e quindi razionalmente non può essere smentito da un giudice sulla base di elementi cui l’accusatore stesso non crede. La grandissima parte delle imputazioni coatte si conclude, infatti, con assoluzioni dopo processi lunghi e dolorosi quanto inutili, con grande spreco di risorse umane ed economiche anche per le necessarie attività difensive. Per questo è necessaria una riforma radicale che attui pienamente il sistema accusatorio.