La Guardia di finanza del Comando provinciale di Reggio Calabria ha messo a segno, in Libano, un arresto storico: il 47enne Bartolo Bruzzaniti, un narcotrafficante tra i più importanti livello internazionale, è stato individuato e catturato.

All’operazione ha partecipato anche la DDA reggina, sotto la direzione di Giovanni Bombardieri, dopo una lunga indagine «svolta con il supporto delle più importanti Istituzioni ed Agenzie europee ed internazionali impegnate nel contrasto dei crimini transnazionali, nell’ambito del progetto I-CAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta)», come recita una nota stampa.

Il narcotrafficante Bruzzaniti, originario di Locri in provincia di Reggio Calabria, era ricercato da ben 4 procure (Reggio Calabria, Milano, Genova e Napoli) e aveva suscitato le attenzioni anche della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo.

Arresto Bartolo Bruzzaniti: il narcotrafficante scappava dall’ottobre 2022

Nell’ottobre del 2022 Bartolo Bruzzaniti aveva cominciato la sua vita da fuggiasco e latitante, dopo essersi sottratto all’arresto disposto a suo nome nell’ambito dell’operazione “Levante”. Al tempo, la coordinazione dell’azione di polizia era affidata alla DDA di Reggio Calabria.

L’operazione “Levante” aveva portato al sequestro di 4 tonnellate di cocaina, per un valore complessivo di circa 800 milioni di euro. Bruzzaniti era considerato responsabile della progettazione e dell’esecuzione di un vasto traffico di sostanze stupefacenti che si estendeva dal Sudamerica alla Calabria. Il suo compito era quello di gestire l’arrivo delle ingenti quantità di cocaina che, con importazioni periodiche di 2 tonnellate ciascuna, arrivavano presso Reggio Calabria.

Bartolo Bruzzanti si era nascosto in Libano

Nel traffico di stupefacenti organizzato da Bruzzanti era coinvolto anche il fratello Antonio, già sotto arresto dopo il suo rientro dalla Costa d’Avorio, Paese in cui si era stabilito.

Bruzzanti, invece, aveva scelto di rifugiarsi in Libano. Il narcotrafficante di Locri è stato infatti trovato in un ristorante presso la città di Jounieh. Il rintracciamento è stato possibile grazie alla vasta cooperazione internazionale attivata per la sua cattura, inserita all’interno del progetto “I-CAN”, che in tre anni ha portato all’arresto di 76 esponenti della criminalità organizzata sparsi per il globo.