Presentato il Rapporto annuale dell’Istat per il 2023. L’Italia sembra in ripresa dal punto di vista economico ma in altri settori è necessario intervenire: preoccupa l’invecchiamento del Paese e l’assenza di competenze per il Meridione, particolare focus sulla popolazione giovanile.
Rapporto annuale Istat 2023: tra economia, demografia e competenze
Pil in crescita ma tante altre preoccupazioni per l’Italia in questo 2023. L’Istat lancia l’allarme per quanto riguarda la popolazione giovanile, sempre più in difficoltà tra studio e lavoro. Allarmante la situazione nel Meridione dove aumenta il divario di competenze acquisite al momento del diploma con il resto d’Italia, infine un focus sulla questione demografica e sull’invecchiamento della popolazione italiana.
Il Pil in crescita
Partiamo dalle notizie positive. Nel primo trimestre 2023 il Pil è cresciuto rispetto alle altre economie dell’Unione europea e a questo si affiancano anche i dati molto incoraggianti del mercato del lavoro, in cui all’aumento degli occupati si associa la decrescita dei disoccupati e degli inattivi. Sembra che alcuni ambiti-tra cui le esportazioni-siano in fase di recupero dopo la pandemia. Continua a essere presente il problema dei rincari anche se la crisi energetica sembra essersi attenuata e l’inflazione che potrebbe condizionare salari e consumi.
Un paese vecchio, ecco cosa succederà nel 2050
L’Italia è un Paese vecchio e siamo lontani da una soluzione per ora. L’età media della popolazione passa da 45,7 anni a 46,4 tra inizio 2020 e inizio 2023, la speranza di vita alla nascita di 80,5 anni per i maschi e 84,8 per le donne. Crescono anche gli ultracentenari registrando un record storico: il primo giorno dell’anno se ne contavano circa 22mila. Non vanno bene le cose per i più giovani nel 2022 quasi un giovane su due mostra almeno un segnale di deprivazione in uno dei domini chiave del benessere:
- istruzione e lavoro (20,3%)
- coesione sociale (18,2%)
- salute (9,4%)
- benessere soggettivo (6,8%)
- territorio (14%)
Ci sono poi 1,6 milioni (15,5%) che sarebbero addirittura deprivati in diversi dei domini sopra elencati. La fascia più vulnerabile è quella tra i 25 e i 34 anni. La diminuzione della popolazione avrà impatto anche su altri settori. Diminuiscono le nascite nel primo quadrimestre 2023:
- -1,1% sul 2022
- -10,7% sul 2019
Cambia il dato per quanto riguarda i decessi: sono 232mila nei primi quattro mesi del 2023. Quindi:
- 21mila in meno sul 2022
- 42mila in meno rispetto al 2020
- quasi 2mila unità in meno rispetto al 2019
Sud alla ricerca di competenze
Le competenze dei diplomati a Sud risultano in media più basse rispetto a quelle del Centro-Nord. Inoltre quasi un quinto dei giovani tra 15 e 29 anni in Italia è un neet-ovvero non studia e non lavora. Due dati sui quali è necessario lavorare ed anche con una certa urgenza perché si tratta di problemi connessi fra di loro.
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Povertà trasmessa tra generazioni
La povertà si trasmette di generazione in generazione, né più né meno di una malattia. Questo dato allarmante è più evidente qui da noi che nella maggior parte dei Paesi dell’Ue. Quasi un terzo degli adulti (25-49 anni) a rischio di povertà proviene da famiglie che, quando erano ragazzi di 14 anni, avevano una condizione economica precaria. Oggi nel nostro Paese 1,4 milioni di minori crescono in contesti di povertà assoluta.
Laurea e diploma: quali sono i numeri?
Tra il 2012 e il 2022 la quota di giovani tra 25 e 34 anni che hanno conseguito almeno un diploma è cresciuta di 6 punti percentuali, raggiungendo il 78%. Siamo ancora 7,4 punti al di sotto della media europea. Nella fascia 18-24 anni, l‘11,5% ha abbandonato precocemente gli studi lo scorso anno. Per quanto riguarda l’Università il 56% dei 19enni iscritti a università, si tratta del +10% rispetto al 2012. Inoltre nel 2021 il tasso di espatrio per i laureati di 25-34 anni è pari al 9,5 per mille tra gli uomini e al 6,7 per mille tra le donne.
Cambiamenti climatici e paura
I fenomeni climatici estremi fanno paura agli italiani, in particolare ai più giovani. Nel 2022 oltre il 70% della popolazione, dai 14 anni in su, considera il cambiamento climatico come un problema di cui occuparsi quanto prima ma questo timore varia a seconda delle classi d’età. Le preoccupazioni ambientali si declinano a seconda della classe d’età gli under34 anni sono più sensibili a:
- perdita della biodiversità (32,1% tra i 14 e i 34 anni contro 20,9% degli over 55)
- distruzione delle foreste (26,2% contro 20,1%)
- l’esaurimento delle risorse naturali (24,7% contro 15,9%)
Si riscontra una maggiore preoccupazione nelle giovani donne mentre gli ultracinquantenni sono più preoccupati per:
- dissesto idrogeologico (26,3% contro 17% degli under 35)
- l’inquinamento del suolo (23,7% contro 20,8%)
Le dichiarazioni di Francesco Maria Chelli
Il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli, presentando il Rapporto Annuale 2023 alla Camera ha parlato della disuguaglianza non solo a livello economico ma anche sociale e territoriale. L’ultimo biennio è stato particolarmente duro a causa di diversi eventi negativi che si sono sovrapposti:
“Il Paese è stato messo a dura prova dall’emergenza sanitaria e dalla crisi economica che ne è seguita. Molte disuguaglianze a livello economico, sociale e territoriale si sono aggravate. Nell’ultimo biennio, altri fronti di crisi si sono sovrapposti: la guerra in Ucraina, le tensioni a livello internazionale, la crisi energetica e il ritorno dell’inflazione. Si tratta di fattori che hanno condizionato la ripresa dell’economia e accresciuto il disorientamento delle famiglie e l’incertezza per le imprese. Eppure, l’Italia ha mostrato una considerevole capacità di resilienza e reazione”