Per l’Europa le materie prime sono fondamentali per la de-carbonizzazione, necessaria per ottenere la neutralità climatica entro il 2050, come stabilito dalla road-map imposta con il Green New Deal europeo.
Attraverso la sostituzione progressiva dei combustibili fossili, responsabili delle dannose emissioni inquinanti responsabili dei cambiamenti climatici, verso nuovi vettori energetici e con l’ausilio dell’elettrificazione; il vecchio continente percorre, fin da adesso, le prime fasi di un lungo e tortuoso viaggio verso lo status green.
Per interi decenni, caratterizzati da una forte espansione dell’attività industriale, i combustibili fossili sono stati considerati una fonte energetica soggetta alla sola aleatorietà dell’andamento dei prezzi sul mercato; ma garantiti da una consolidata rete di approvvigionamenti internazionali che hanno, inevitabilmente, influenzato il baricentro geo-politico globale.
Con la transizione energetica e con intere filiere industriali che tendono verso nuove produzioni green, per il vecchio continente si apre una nuova fase d’incertezza; legata alle difficoltà degli approvvigionamenti delle nuove materie prime e delle terre rare necessarie all’industria.
2030, l’Europa tra gli obiettivi da raggiungere e le materie prime:
Secondo quanto stabilito dal Green New Deal europeo già nel 2030, attraverso la sostituzione progressiva dei combustibili fossili verso nuovi vettori energetici come l’Idrogeno, i bio-carburanti e gli E-Fuels; il vecchio continente dovrà essere in grado di ottenere una riduzione delle emissioni inquinanti del 55%.
La riduzione delle emissioni, per quanto possa essere considerata una sfida ardua, non è l’unica delle difficoltà che Bruxelles dovrà affrontare; alla quale dovrà necessariamente porre rimedio.
Nel 2030, a fronte della riduzione delle emissioni inquinanti e di un aumento stimato paria a circa quattro o cinque volte le attuali necessità di materie prime e terre rare, per Bruxelles si apre il nodo sugli approvvigionamenti; necessari a garantire la transizione energetica.
Con risorse europee, che per adesso sembrano insufficienti, per garantire al vecchio continente un’autonomia sulle materie prime necessarie per la transizione energetica; Bruxelles investe sia nella filiera del riciclo delle materie prime, affinché possano essere riutilizzate le materie prime dei rifiuti elettronici, sia per stabilire nuovi accordi commerciali con paesi fornitori, per limitare l’attuale dipendenza dalla Cina.
Il Dragone, un fornitore globale di terre rare:
Il dragone, con giacimenti caratterizzati da elevati livelli di concentrazioni di terre rare, è uno dei maggiori esportatori globali dei preziosi elementi chimici necessari all’industria tecnologica.
Dal Litio, fondamentale per la produzione di batterie per veicoli elettrificati e per sistemi di storage per l’accumulo dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, al Cobalto, necessario per realizzare leghe magnetiche molto resistenti all’usura ma presente anche nelle batterie, al Manganese, fondamentale nell’industria siderurgica per la produzione di Ferro e Acciaio; la Cina detiene ampie riserve globali.
Per l’Europa, intenta a raggiungere gli obiettivi della neutralità climatica attraverso la de-carbonizzazione entro pochi decenni, con risorse proprie insufficienti di materie prime e terre rare necessarie all’industria; il vecchio continente corre il rischio di rendersi troppo dipendente dagli accordi commerciali con il dragone.
Dall’Ucraina a Taiwan:
Le tensioni internazionali non favoriscono di certo né le relazioni diplomatiche, né gli accordi commerciali tra Pechino; storicamente più vicino alla dottrina politica di Mosca, e Bruxelles, storico alleato degli USA.
Con l’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina il baricentro della globalizzazione, che per interi decenni ha mantenuto in equilibrio gli scambi commerciali internazionali, ha iniziato a vacillare verso un nuovo fulcro.
Si assiste alla tendenza, su base internazionale, a stringere accordi commerciali e di cooperazione tra stati con storiche alleanze; anziché espandersi globalmente.
Nel passato, i singoli stati potevano reputare poco vantaggiosi gli scambi globali, considerando gli elevati costi di trasporto e la concorrenza alla quale si era soggetti.
Il presente è caratterizzato da un’incertezza dettata dalla geo-politica globale, che spinge i singoli stati a essere favorevoli versi accordi di cooperazione con i singoli stati storicamente alleati; per non incorrere nel rischio di accordi che possano trasformarsi in armi di ritorsione.
Con le tensioni internazionali tra Washington, che difende diplomaticamente l’indipendenza di Taiwan dalla Cina e sia diplomaticamente sia economicamente, insieme all’Europa, la resistenza dell’Ucraina contro l’offensiva russa; e per Pechino che reputa Taiwan “una questione interna”.
Gli accordi commerciali, per la fornitura delle terre rare e delle materie prime, con il dragone rischiano di subire l’effetto delle tensioni internazionali.
Bruxelles cerca una strategia per l’indipendenza da Pechino:
Affinché l’Europa possa acquisire l’indipendenza, necessaria dalle forniture di materie prime e terre rare dalla Cina, bisognerà sfruttare al meglio le risorse europee; rendendo più efficiente il riciclo delle materie prime aumentando la cooperazione tra gli stati europei.
Proprio in tema di cooperazione, il regolamento per le materie prime europee permette ai singoli stati membri dell’UE di valorizzare i siti di estrazione già attivi e aprire nuove miniere per l’estrazione delle materie prime necessarie.
L’Italia, con almeno quindici delle materie prime necessarie all’industria della transizione energetica, può assumere un ruolo da protagonista; contribuendo, con il resto dei paesi europei, a raggiungere il 10% del fabbisogno dell’Europa.
Gianni Truini