Nell’era dell’iperconnettività, separarsi dallo smartphone, anche durante le vacanze, può sembrare una sfida titanica. Tuttavia, l’ultima cosa che si desidera durante la propria pausa annuale rigenerante è una chiamata urgente dal capo che chiede di ritornare al lavoro. Si può ignorare la chiamata, ma è realmente una possibilità? In altre parole, esiste un obbligo di reperibilità durante le ferie?

Obbligo di reperibilità durante le ferie e diritti del lavoratore

Se si è già in ferie, il diritto di rimanerci è dalla propria parte. La Cassazione si è espressa più volte in merito, confermando questo diritto. Tuttavia, se le ferie non sono ancora iniziate, ci si potrebbe trovare a dover ripensare ai propri piani piani.

D’altro canto, esistono specifiche situazioni in cui è prevista la reperibilità durante le vacanze. Questo può verificarsi se è previsto dal contratto di categoria o da un accordo privato stipulato con il datore di lavoro. Ma cosa si rischia se non si risponde alla chiamata? Andiamo a esaminare questo aspetto nel dettaglio.

Cos’è la reperibilità durante le ferie?

La reperibilità è un accordo che permette al dipendente di rimanere disponibile per l’azienda per intervenire in caso di necessità improvvise e non prevedibili. Questo impegno, concordato tramite contratto nazionale o un accordo tra datore di lavoro e dipendente, va oltre il normale orario di lavoro.

Se la chiamata di reperibilità implica un’attività urgente, può essere richiesto lo straordinario. In ogni caso, la reperibilità ha un costo per l’azienda, che deve risarcire il dipendente con un’indennità.

Reperibilità durante le ferie: obbligatoria o facoltativa?

In generale, non c’è un obbligo di reperibilità durante le vacanze. Qualsiasi modifica delle ferie deve essere comunicata con preavviso rispetto all’inizio del periodo di riposo. Pertanto, il dipendente può rifiutare se le vacanze sono già iniziate.

Tuttavia, esistono due casi specifici in cui la reperibilità può diventare obbligatoria. Prima di esaminare questi casi, è importante ricordare che il periodo di ferie è deciso dal datore di lavoro, che deve bilanciare le esigenze dell’azienda con quelle dei dipendenti.

Quando la reperibilità durante le vacanze può diventare obbligatoria?

Abbiamo detto che ci sono due situazioni in cui potresti essere richiamato al lavoro mentre sei in vacanza. L’obbligo di reperibilità può essere applicato se è:

  • Previsto dal contratto nazionale di categoria;
  • Stabilito da un accordo tra il datore di lavoro e il dipendente.

Obbligo di reperibilità durante le vacanze: cosa deve fare il datore di lavoro

Se un dipendente è tenuto a rispettare l’obbligo di reperibilità durante le vacanze o se il datore di lavoro lo richiama e il dipendente acconsente a interrompere le ferie e a ritornare, deve essere risarcito per tutte le spese sostenute per cancellare le sue prenotazioni.

Pertanto, l’azienda dovrebbe rimborsare le spese sostenute per i giorni di hotel pagati ma non usufruiti, per cambiare il biglietto aereo o di treno per un ritorno anticipato, o per eventuali altri impegni presi e non rispettati.

Oltre a questo, il dipendente dovrebbe ricevere un’indennità per la mancata fruizione delle ferie e avrebbe ancora diritto a prendersi le sue vacanze.

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Conclusioni

La reperibilità, secondo la giurisprudenza italiana, è l’obbligo del lavoratore di essere prontamente rintracciabile fuori dell’orario di lavoro per un’eventuale prestazione lavorativa. Questa situazione non esclude completamente il riposo, ma può limitarlo, dunque spetta un trattamento economico aggiuntivo al lavoratore. La reperibilità può avvenire nei giorni di riposo, ma non durante le ferie, considerate periodi di recupero psicofisico, a meno che non sia previsto dal CCNL di riferimento o da un accordo privato tra lavoratore e datore di lavoro. A ogni modo, la regolamentazione varia tra i diversi Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL), che definiscono le modalità e compensi per la reperibilità, in base alle specificità del settore lavorativo.