Il 4 luglio 2023, le opposizioni hanno sottoscritto e presentato alla Camera una proposta di legge sul salario minimo in Italia, per garantire una retribuzione minima oraria pari a 9 euro lordi.

Nonostante il no della maggioranza di Governo sul salario minimo, le opposizioni mirano a contrastare il lavoro povero, tutelare i lavoratori affinché abbiano una vita dignitosa. La ricetta sarebbe proprio l’introduzione del salario minimo, uno dei temi da molto tempo dibattuti sulla scena politica italiana.

Spieghiamo cosa contiene la proposta di legge.

Proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo: depositata alla Camere il 4 luglio 2023

In Italia si avvicina l’introduzione di una legge sul salario minimo? Difficile a dirsi, visto la contrarietà dei partiti di maggioranza del Governo. Dopo averne discusso e averlo annunciato, le opposizioni, il 4 luglio 2023, hanno depositato alla Camera la nuova proposta di legge unitaria sull’introduzione del salario minimo in Italia a firma di: PD, M5S, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione, Europa Verde e +Europa.

L’obiettivo delle opposizioni è quello di tutelare i settori più fragili, soprattutto quelli meno retribuiti non sufficientemente coperti dai CCNL.
Cos’è il salario minimo? Si tratta di una retribuzione oraria minima, sotto la quale non si può scendere. La tutela della soglia minima è un diritto che viene riconosciuto in tutti i Paesi dell’UE, che raggiungono tale soglia tramite la contrattazione collettiva oppure tramite l’introduzione del salario minimo.

Nel caso dell’Italia, la soglia minima viene raggiunta tramite i contratti collettivi nazionali di lavoro, frutto di accordi tra i rappresentanti sindacali, i datori di lavoro e gli stessi lavoratori.

La proposta di legge depositata dai partiti di opposizione prevede una soglia minima di 9 euro lordi l’ora. L’obiettivo è tutelare i lavoratori che, attualmente, hanno retribuzione inferiore a tale limite e che non sono neppure tutelati e coperti dalla contrattazione collettiva.

La direttiva UE

Durante il mese di ottobre dello scorso anno, il Consiglio dell’Unione Europea ha dato il via libera alla direttiva che introduce il salario minimo adeguato nei Paesi membri. Entro due anni, tutti gli Stati membri devono recepirla e adeguarsi.

Tuttavia, ci sono anche alcuni Paesi, come l’Italia, che hanno un tasso molto alto di copertura della contrattazione collettiva nazionale di lavoro, registrando un valore maggiore dell’80%. In casi come questi non c’è l’obbligo di attuare interventi correttivi.

In base alla direttiva UE, i Paesi devono garantire ai lavoratori stipendi dignitosi, in relazione al costo della vita. Quindi, l’introduzione del minimo salariale deve essere di competenza dei singoli Paesi.

Se la direttiva impone l’obbligo di introdurre un minimo salariale, punta anche molto a promuovere la contrattazione collettiva, per andare a sopperire eventuali vuoti di tutela.

Ecco cosa contiene

Il 4 luglio 2023, i partiti di opposizione hanno depositato alla Camera una proposta di legge che intende introdurre il salario minimo in Italia. L’accordo è stato raggiunto da tutte le forze d’opposizione, con la sola esclusione di Italia Viva.

Il testo della proposta di legge ha come punto cardine l’introduzione di una soglia salariale minima, fissata a 9 euro lordi l’ora, che deve essere applicata a tutte le tipologie di lavoro.

La proposta è articolata in 7 punti, tutti orientati a garantire ai lavoratori una paga giusta che li faccia vivere dignitosamente. Nel caso di approvazione della proposta, i CCNL continuerebbero lo stesso a definire la retribuzione minima, ma non potrebbe mai essere inferiore a 9 euro l’ora.

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