È una pioggia di emendamenti quella presentata dai partiti di opposizione, alla Commissione Affari Costituzionali del Senato, al disegno di legge sull’Autonomia differenziata. Sono 557 secondo quanto riferito dall’AGI: Il gruppo del Movimento 5 stelle ne ha presentati 204, quello del Partito democratico ne ha depositati 190 e quello di Alleanza Verdi e sinistra 99. Un messaggio chiaro, da parte delle opposizioni, quello lanciato al governo: così com’è stata concepita, la legge non va bene.
Autonomia, i dubbi di Boccia
Di questo idem sentire si è fatto portavoce Francesco Boccia, presidente del Partito Democratico al Senato, in un’intervista rilasciata oggi a La Stampa. Sull’autonomia differenziata Roberto Calderoli si è mosso come un “elefante nella cristalleria” è il messaggio del capogruppo dem. Nel dettaglio, l’ex Ministro, ha detto:
Calderoli deve capire che serve un cambiamento totale della sua impostazione. È stato lui a rompere il tavolo della Conferenza Stato-Regioni e della Conferenza unificata, interrompendo il percorso condiviso che avevamo avviato nel 2020 con il governo Conte 2. Lui ha riportato le lancette indietro di anni, a prima del referendum del 2017, ma non ha capito la questione centrale. Non puoi attuare l’articolo 116 della Costituzione sganciato da tutto il resto, lo avevamo avvertito subito. Ha provato a coprire i problemi con i nomi illustri, inventandosi il comitato per i Lep, al quale in buona fede tutti hanno aderito, anche per la figura di garanzia del presidente Sabino Cassese. Poi si sono resi conto che la strada non è praticabile.
Il PD e la lotta alle disuguaglianze
Ci sono le disuguaglianze in cima ai pensieri del Partito Democratico di Elly Schlein. Ed il rischio è che con l’autonomia differenziata queste possano acuirsi. Lo ha spiegato bene Francesco Boccia. Le sue parole:
Nel nostro progetto noi garantivamo un fondo di perequazione: la lotta alle diseguaglianze – sottolinea boccia – non la puoi fare senza risorse. Una riforma epocale come questa è impossibile a spesa invariata per lo Stato. È la prova provata di un disegno secessionista, che favorisce chi sta meglio. Mentre, per dare davvero garanzie a tutti, serve un fondo da 80-100 miliardi. Credo sia molto difficile che Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia possano assecondare un progetto di questo tipo. Sicuramente non reggerebbero gli amministratori del Sud, quelli delle aree interne e di montagna del Nord, compresi quelli di centrodestra.
Non una chiusura aprioristica ad un progetto di autonomia, quindi, ma un nein al contenuto della legge che è stata scritta dal Ministro competente, Roberto Calderoli. Così, su questo, Francesco Boccia:
Nessuno è contro l’autonomia – conclude Boccia – a patto che rafforzi l’unità nazionale attuando il principio di sussidiarietà. Il Pd, con il senatore Giorgis, ha presentato un disegno di legge costituzionale sull’autonomia differenziata, che dice che la scuola non sarà mai regionalizzata e riporta allo Stato reti, energia e quello che non ha funzionato in questi 22 anni di titolo V. Noi siamo autonomisti come don Sturzo, non come Salvini e Calderoli.
Le colpe di Calderoli
Oltre al dispositivo della riforma non convincente, Boccia critica anche l’impostazione del Ministro Calderoli. Reo, secondo lui, di essere divisivo. Le sue parole:
Ai miei tempi (quando era titolare del dicastero oggi di Calderoli, ndr) tutti i presidenti di Regione sostennero il progetto dell’autonomia da Emiliano a Zaia. C’era condivisione anche grazie al lavoro di Stefano Bonaccini. Nella mia Commissione sedeva anche un certo Maroni che si rilevò decisivo per agevolare un ragionamento unitario.