Prima di morire Michelle Causo lo avrebbe minacciato con una pistola giocattolo, quella che gli inquirenti hanno trovato, nelle scorse ore, nell’appartamento in cui si è consumato il delitto: è questa l’ultima versione fornita da O.D.S., il 17enne finito in carcere con l’accusa di omicidio volontario per aver ucciso a coltellate la sua amica nel quartiere Primavalle di Roma. I fatti risalgono al 28 giugno scorso ma, per il momento, continuano ad essere avvolti dal mistero. Tra i punti da chiarire c’è, in particolare, la questione del movente, il presunto debito di droga tra vittima e carnefice.
Omicidio Michelle Causo, trovata una pistola giocattolo nell’appartamento del presunto killer
A parlare del ritrovamento di una pistola finta all’interno dell’abitazione che il presunto killer condivideva con la madre, in via Giuseppe Benedetto Dusmet, è l’edizione romana di Repubblica. Secondo O.D.S., il ragazzo italiano originario dello Sri Lanka accusato dell’omicidio di Michelle Causo, sarebbe stata la 16enne ad impugnarla, per minacciarlo e spingerlo a ridargli i soldi che gli doveva per un debito di droga. 30 o 40 euro, stando a quanto ha raccontato davanti agli inquirenti. Almeno 1.500, secondo un’amica della vittima.
Un dettaglio che coloro che indagano sul caso dovranno chiarire, per stabilire con certezza quale sia stato il movente del terribile omicidio. Stando a quanto ricostruito finora, Michelle si sarebbe recata a casa del suo aggressore nella tarda mattinata del 28 giugno. Lì, al culmine di una lite, il 17enne – probabilmente sotto l’effetto di droghe – l’avrebbe accoltellata per 6 volte, rendendo vani i suoi tentativi di difendersi. Poco prima delle 13, a delitto già avvenuto, sarebbe uscito in strada, lasciandola agonizzante, per cercare aiuto e procurarsi il carrello con cui ne avrebbe poi trasportato il cadavere vicino a dei cassonetti, in via Stefano Borgia, lasciando dietro di sé una vera e propria scia di sangue.
Michelle era davvero lì per riscuotere un debito? Se sì, ci era stata mandata da qualcuno? È una delle ipotesi su cui si sta lavorando. L’altra, come rende noto il Corriere della Sera, riguarderebbe un precedente con la giustizia di O.D.S., che in passato avrebbe ricattato sessualmente alcune ragazzine conosciute sui social. Solo congetture, per il momento.
La questione del complice
Tra gli interrogativi rimasti senza risposta ce n’è anche un altro: quello dell’aiuto che O.D.S. potrebbe aver ricevuto da qualche amico o conoscente negli attimi immediatamente successivi al delitto. A parlarne, all’uscita della parrocchia di Torrevecchia dove ieri, 5 luglio, si sono tenuti i funerali di Michelle, è stato il legale che sostiene il padre, l’avvocato Antonio Nebuloso.
Riteniamo che possa essere un’ipotesi plausibile quella secondo cui il 17enne non abbia agito da solo – ha dichiarato -. Dal fatto in sé, un omicidio tanto efferato con più di sei coltellate, a tutto ciò che è stato fatto dopo, dal carrello della spesa al trasporto del corpo dal secondo piano.
Nell’attesa di sapere come siano andate davvero le cose, i genitori hanno chiesto di “onorare al meglio il ricordo di Michelle”, cercando di evitare “ricostruzioni fantasiose” dell’accaduto. Oltre all’analisi delle tracce rinvenute sulla pistola trovata sulla scena del crimine, fondamentali, per rimettere insieme almeno alcuni dei pezzi del puzzle, saranno gli esiti degli accertamenti condotti sui telefoni cellulari di vittima e carnefice, che potranno anche spiegare quali fossero i reali rapporti tra i due. Di certo Michelle si fidava di lui e quel giorno era andata a trovarlo, come aveva già fatto altre volte, senza pensare che potesse arrivare a tanto.
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