L’innovazione investe anche l’agricoltura: l’Ue ha aperto alla possibilità di adottare nuove tecniche genomiche per sviluppare oreggi e piante da frutto più resistenti agli agenti patogeni e limitare così l’utilizzo dei pesticidi. Per il momento, le inedite tecniche di coltivazione sono state sperimentate sul grano a basso contenuto di glutine, la banana più resistente ai colpi durante il trasporto, la senape indiana con un sapore meno amaro di quella “originale” e una varietà di pioppo il cui legno ha proprietà più adatte alla lavorazione.

Ma grande star del progetto, la piantagione che ha fatto registrate i risultati più promettenti, è certamente la patata. Il tubero coltivato con le nuove tecniche risulta molto più resistente di quello “tradizionale” e consente una decurtazione nell’uso dei pesticidi dal 50 all’80%.

Ue: “Le nuove tecniche genomiche non rientrano negli Ogm”

Nel lontano 2001 l’Unione Europea aveva introdotto una legislazione che limitava l’impiego a fini alimentari degli Ogm, organismi geneticamente modificati. A distanza di 20 anni questi norme rischiavano di rendere la vita complessa alle nuove piante realizzate dagli scienziati, escludendo una produzione più valida e meno inquinante dai campi agricoli europei.

Ma niente paura: l’Ue ha risposo a questo empasse classificando semplicemente i nuovi ortaggi e frutti come «distinti dagli Ogm». Il motivo di questa distinzione è di ordine scientifico: lo sviluppo delle nuove colture avviene «mediante mutagenesi mirata», che, al contrario degli Ogm, non prevede l’inserimento di materiale genetico estraneo.

Oltre alla mutagenesi mirata, le tecniche di questa agricoltura 3.0 comprendono anche la cisgenesi, ossia «l’inserimento di materiale genetico in un organismo ricevente da un donatore che è sessualmente compatibile con l’organismo ricevente (ad esempio, vengono apportate modifiche tra piante naturalmente compatibili)».

Nuove tecniche e piante tradizionali: tutti i controlli necessari

L’Unione Europea è comunque consapevole che le nuove tecniche genomiche possano presentare anche alcuni «profili di rischio». Per questo motivo, la proposta dell’Ue è quella di creare percorsi distinti per l’immissione delle piante sul mercato: da una parte ci sono frutti e ortaggi comparabili a quelli che la natura ci offre, dall’altra quelli modificati con tecniche più aggressive.

Per le piante del secondo tipo sono previsti controlli più stringenti, etichettamenti precisi fin dalle buste dei semi (saranno classificati come Ogm) e l’integrazione – volontaria – di una spiegazione dello scopo che ha animato la modifica genetica in questione. Le prime semenze invece verranno indicate ai consumatori come “provenienti da nuove tecniche genomiche”.

C’è sicuramente grande aspettativa ed entusiasmo sulle prospettive aperte da queste nuove colture, senza però rinunciare alla prudenza. Così infatti ha commentato il vice presidente della Commissione, Frans Timmerman:

Queste proposte sono il risultato di un’ampia e approfondita consultazione e si basano sulla scienza. Metteremo in atto procedure approfondite per mantenere un elevato standard di protezione, per la nostra salute e per l’ambiente. Gli agricoltori avranno a disposizione colture nuove e più resistenti per ridurre l’uso di pesticidi chimici e garantire che le colture si adattino meglio ai cambiamenti climatici. Ci sarà un processo trasparente e saranno in grado di fare una scelta chiara e informata.