Il giallo irrisolto della riforma pensioni sembra incatenare i lavoratori a uno degli enigmi più complessi degli ultimi tempi: chi potrà andare in pensione dal 2024?

Sono troppe, tante, le promesse del rinnovo del sistema previdenziale disattese, che hanno accumulato sfiducia nei lavoratori. Le riforme di domani saranno realizzate solo se oggi c’è la responsabilità nel volere una scelta previdenziale equa, in linea con le aspettative future. Questo mi fa pensare alle parole di Giovanni Falcone:Gli uomini passano, ma le idee restano”.

 Ecco come Quota 41, Quota 103, Ape sociale, Opzione donna con prospettive previdenziali future scarse, se non nulle. Domani potranno essere migliorate e istituite. Difficilmente, oggi la questione previdenziale troverà una risposta concreta, mente è più facile che nei prossimi mesi subirà uno scossone rivelatore che indichi la linea previdenziale perseguibile dal governo.

Attualmente, è del tutto improbabile che nel mezzo dell’estate arrivino nuove possibilità pensionistiche. Per arrivare a discutere di soluzioni che rispecchino i principali criteri di buonsenso, che richiamino le esigenze dei lavoratori e sostenibilità finanziaria, sarà necessario attendere almeno la nuova legge di Bilancio 2024.

Fin ad allora, sarà difficile che spuntino novità eclatanti in tema previdenziale. In questo articolo, cercheremo di analizzare i punti reali della riforma pensioni 2023, senza perdere la speranza nell’ingresso di misure che mirano a soddisfare le richieste dei lavoratori.

Riforma pensioni: chi potrà lasciare il lavoro dal 2024?

Secondo il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, la misura Quota 41 per tutti non è del tutto fuori portata, ma non si comprende quando e come possa essere istituita. Sicuramente, non sarà possibile istituire questa misura nel 2024.

D’altra parte, nella nota di aggiornamento al DEF non vi è traccia delle risorse da destinare al superamento della legge Fornero.

Tuttavia, ci sono buone speranze, specialmente considerando l’ostinazione nella Lega di insistere nell’introduzione di Quota 41 per tutti, senza lasciarsi ammorbidire dalla possibile presenza del rinnovo di Quota 103 per il 2024.

Molto probabilmente, non sarà introdotto un vero meccanismo flessibile anticipato, ma saranno modificati i requisiti per l’accesso all’anticipo pensionistico Ape sociale e Quota 41 precoci.

Le parti sociali vorrebbero l’introduzione di una maggiore flessibilità nell’uscita dal mondo del lavoro, possibilmente a 62 anni di età, e il ripristino dei requisiti della pensione anticipata ordinaria slegata dalla quota ibrida, ovvero senza il requisito anagrafico.

Queste modifiche avrebbero un impatto sulla spesa previdenziale di circa 4 miliardi di euro all’anno. Tuttavia, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha chiaramente precisato che non esiste una riforma compatibile con l’invecchiamento della popolazione, cosa che scoraggia gli animi.

D’altra parte, le risorse del governo italiano sono limitate e principalmente indirizzate verso la riforma fiscale, nella detassazione del tredicesimo stipendio, nella riduzione delle imposte sul lavoro e nell’introduzione di misure volte all’incremento della natalità.

Il governo italiano sembra essere consapevole della necessità di apportate delle modifiche urgenti alla misura Quota 103 per il 2024, ma è difficile pensare solo a un’ipotetica introduzione della misura Quota 41

A rischiare grosso è la pensione donna

L’assenza delle risorse mette a rischio ogni possibile futuro previdenziale per Opzione donna. Molte donne speravano nel ripristino dei vecchi requisiti nonostante la scelta di una pensione liquidata integralmente con il sistema contributivo, il quale comporta di base un taglio del 30% sull’assegno previdenziale. Tuttavia, l’uscita anticipata a 58 e 59 anni di età con 35 anni di contributi rappresentava una scelta previdenziale non equa rispetto agli uomini, ma importante per le lavoratrici.

Attualmente, le modifiche apportate escludono molte donne da questa possibilità. Ecco perché numerosi esperti parlano dell’introduzione di un’Ape sociale Rosa per rimodulare le risorse e permettere alle lavoratrici di andare in pensione, anche con uno scivolo previdenziale.

Ape sociale: sarà rinnovata nel 2024?

A rischiare non è solo la pensione donna Opzione donna, ma anche l’Ape sociale. L’anticipo pensionistico realizzato per le categorie meritevoli di tutela dovrebbe avere un approccio meno rigido, permettendo l’accesso a una vasta platea di aventi diritto.

Si tratta di un sussidio mensile erogato dall’INPS e garantito dallo Stato, richiedibile da coloro che raggiungono 63 anni di età con un numero prestabilito di contributi, in situazioni di difficoltà.

In conclusione, è importante sottolineare che si tratta ancora di ipotesi e sarà necessario attendere ulteriori comunicazioni ufficiali per confermare i dettagli della riforma pensioni o delle modiche apportate alle misure attive fino al 31 dicembre 2023.

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