Ieri alla Camera primo semaforo verde alla proposta di legge delega per consentire il voto ai fuorisede. La responsabilità dell’attuazione è ora nella mani del Governo, delegato ad approvare, entro 18 mesi, i decreti legislativi che consentano il pieno esercizio del diritto di voto a tutti i cittadini. Il testo approvato ieri, infatti, è composto semplicemente da un unico articolo che disciplina il quadro generale entro cui dovrà agire l’Esecutivo.

Il diritto al voto fuorisede sarà garantito a coloro che si trovano fuori dal comune di residenza «per motivi di studio, lavoro, cura, assistenza prestata in qualità di caregiver familiari». Al momento, tuttavia, le uniche consultazioni per le quali è prevista questa possibilità sono le elezioni europee e i referendum. Le tempistiche adottate dal Governo, tuttavia, rendono difficile immaginare che la legge sul voto ai fuorisede sia approvata entro le europee del 2024.

Bertolino: “La nostra è una battaglia trasversale. Chiediamo il voto ai fuorisede entro le europee del 2024”

Approvata ieri, alla Camera, la proposta di legge delega per consentire il voto ai fuorisede. Come è noto, infatti, ai cittadini italiani non è attualmente concessa la possibilità di votare al di fuori del proprio comune di residenza. L’applicazione di questa disciplina elettorale, risalente agli anni Sessanta, penalizza così almeno due milioni di italiani ai quali, nei fatti, è preclusa la possibilità di esercitare il proprio diritto del voto. Spostarsi da una parte all’altra della nostra Penisola, infatti, non sempre risulta essere compatibile con le esigenze – e con le tasche – di tutti i cittadini.

L’approvazione di ieri, seppur costituisca un’importante traguardo, non è stata però esente dalle polemiche. Le opposizioni, in particolare, hanno duramente attaccato la maggioranza per la decisione di procedere con lo strumento della legge delega. L’accusa è infatti quella non solo di aver scavalcato la proposta avanzata dalle forze di minoranza, ma soprattutto quella di aver dilatato i tempi della messa a terra del provvedimento rendendo difficoltosa, nei fatti, una definitiva approvazione della legge entro le prossime elezioni europee.

La redazione di TAG24 ha commentato l’approvazione di ieri con Francesco Bertolino, Presidente del Comitato Iovotofuorisede, che da anni richiede un intervento legislativo in materia.

Bertolino, il Comitato Iovotofuorisede è soddisfatto del risultato raggiunto ieri alla Camera?

“Ieri è stato compiuto un primo passo importante con l’approvazione della legge delega. Finalmente si tratta la materia che per anni il nostro Comitato ha sostenuto senza mai trovare riscontro concreto. Certo, è una soddisfazione un po’ a metà perché sappiamo che in questa fase è stata preclusa la possibilità di voto ai fuorisede per le elezioni politiche e amministrative. Lo strumento adottato, poi, comporterà dei tempi abbastanza lunghi per l’approvazione.

Sicuramente cogliamo con entusiasmo e con grande fiducia l’impegno preso dal sottosegretario Ferro che ha seguito questo percorso, a cui diamo atto di avere portato a casa un risultato. Noi ovviamente continueremo ad attenzionare e a portare avanti la nostra campagna di sensibilizzazione”.

La vostra speranza è che si possa avere una legge applicabile entro le prossime elezioni europee?

“Si, assolutamente. L’impegno preso è quello di poter rispettare i tempi e poter far votare, alle prossime elezioni europee, tutti coloro che ne hanno diritto secondo la Costituzione”.

In questo momento non sono state individuate le modalità in cui sarà garantito il diritto di voto ai fuorisede. C’è un modello che a vostro giudizio può funzionare maggiormente?

“La legge delega impegna il Governo a presentare, entro il termine previsto, una proposta di legge che possa essere approvata con, eventualmente, altri 12 mesi di tempo per eventuali migliorie. Adesso la palla passa all’Esecutivo. Confidiamo nell’impegno a rispettare, più che i tempi previsti dalla legge, la scadenza delle prossime europee.

Per quanto riguarda le modalità, anche all’interno della nostra rete ci sono diverse posizioni. In questo momento però noi vogliamo dare la priorità all’attuazione del diritto costituzionale al voto. Dopodiché valuteremo, prendendo di buon grado la disponibilità al confronto che avverrà nelle prossime settimane”.

Con con quali ragioni si è giustificata l’esclusione del voto per i fuorisede in tornate elettorali importanti quali la amministrative e le politiche?

“Per noi questa è stata una brutta sorpresa. Ci aspettavamo infatti che la proposta comprendesse anche le elezioni politiche. Probabilmente – ma è semplicemente un mio pensiero – ci sarà stata una trattativa interna fra i partiti. Noi però ci siamo tirati sempre fuori da questo dibattito. La nostra campagna di sensibilizzazione è stata infatti assolutamente trasversale”.

In ogni tornata elettorale si parla del problema dell’astensionismo. Perché, secondo lei, sino ad oggi c’è stata lentezza nel mettere in campo azioni che favoriscano l’esercizio del diritto al voto?

“Non saprei, ma di fatto noi riteniamo che nel 2023, con il concetto di mobilità totalmente trasformato negli ultimi trent’anni e con esempi di altri Paesi dove già si attua il voto, il nostro Paese sia alla preistoria sul tema”.

Da dove è partita la mobilitazione civile Comitato Iovotofuorisede? C’è stata qualche forza politica che ha ascoltato maggiormente le vostre istanze?

“La nostra attività è partita dal basso dall’incontro di più realtà che, pur non conoscendosi, si sono riconosciute nell’obiettivo di rendere effettivo il diritto costituzionale al voto. Alcune forze politiche ci hanno sostenuto, ma noi abbiamo mantenuto la nostra posizione neutrale e indipendente perché la nostra è una battaglia trasversale, non di parte”.