Con la sua sentenza la Corte d’Appello di Roma ha confermato quella con cui, lo scorso febbraio, la Corte d’Assise aveva condannato a 23 anni di reclusione con l’accusa di omicidio volontario Rassoul Bissoultanov, il ceceno già condannato in Spagna per la morte di Niccolò Ciatti, avvenuta a seguito di un pestaggio fuori da una discoteca di Lloret de Mar nel 2017. Il pm che ha seguito il caso aveva chiesto che all’uomo – attualmente ricercato – fossero riconosciute le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi. Cosa che alla fine non è avvenuta e che, di conseguenza, ha escluso la possibilità di condannarlo all’ergastolo.

Evidentemente c’è qualcosa che non va in questa giustizia, soprattutto spagnola ma anche italiana, così poco sensibile e che non ci rappresenta,

ha commentato, al termine dell’udienza, il padre della vittima, dicendosi deluso dall’andamento del dibattimento.

Omicidio Niccolò Ciatti, la sentenza: condannato a 23 anni Rassoul Bissoultanov

I fatti risalgono alla notte tra l’11 e il 12 agosto del 2017. Niccolò si trovava in vacanza in Spagna e, in compagnia di alcuni amici, si era recato in una discoteca di Lloret de Mar per trascorrere la serata. All’interno del locale era scoppiata una lite tra alcuni membri del suo gruppo e tre ceceni, per via di alcune ragazze. Lui si era messo in mezzo, per fare da paciere ed era riuscito, in qualche modo, ad evitare la rissa. Una volta uscito all’esterno, però, era stato aggredito dai tre “rivali” che, pestandolo, l’avevano lasciato a terra esanime.

Rassoul Bissoultanov, riconosciuto come esecutore materiale dell’omicidio per aver sferrato alla vittima il colpo fatale, un calcio alla testa, era stato trattenuto dalle autorità spagnole. Poi, approfittando di un permesso concessogli per andare a trovare la sua famiglia a Strasburgo, aveva tentato di fuggire ed era stato catturato in Germania con un mandato di arresto internazionale. Estradato in Italia, era stato di nuovo messo in libertà. Ad oggi, nonostante una sentenza di condanna definitiva (in Spagna è stato condannato a 15 anni di carcere) risulta ancora latitante.

La Corte d’Assise di Roma lo ha condannato a 23 anni lo scorso 7 febbraio. Oggi, 5 luglio, si è concluso anche il processo d’Appello, nel corso del quale il pm che si è occupato del caso aveva chiesto che gli fossero riconosciute le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi, che invece il giudice ha escluso.

La ricostruzione del delitto e la reazione dei familiari

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, Bissoultanov avrebbe colpito Ciatti “per ucciderlo”.

Niccolò è stato ammazzato, assassinato, gli è stata tolta la vita in maniera crudele,

aveva detto il pm di Roma, Erminio Amelio, chiedendo che il killer fosse condannato all’ergastolo. Questo perché, oltre ad essere un lottatore di Mma, avrebbe agito lucidamente e con consapevolezza, senza essere sotto l’effetto di alcol o droghe. Pur avendolo riconosciuto colpevole, al termine del processo d’Appello i giudici hanno ritenuto opportuno confermare la pena di 23 anni. Il papà della vittima, Luigi, si è detto profondamente deluso.

Noi ce l’abbiamo messa tutta per Niccolò – ha dichiarato -, ma purtroppo non siamo riusciti e non riusciamo a dargli quel minimo di giustizia che si meriterebbe. Chi commette certi crimini deve pagare e non scordiamoci che l’imputato, oramai riconosciuto colpevole, è libero perché fuggito e nessuno lo cerca. Continua la sua vita, mentre a Niccolò gliel’ha tolta: andiamo avanti ma ci rendiamo conto che non esiste una giustizia terrena che possa aiutarci a superare quanto accaduto

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