Chi si aspettava un governo corsaro in Europa si è dovuto ricredere quasi subito. L’operazione di dediavolizzazione, Giorgia Meloni l’aveva iniziata in tempi non sospetti, quando eravamo solamente in campagna elettorale per le politiche ma il vento sembrava già spingerla verso una scontata vittoria. È lì che la potenziale Premier aveva iniziato a riposizionarsi su alcune questioni nel tentativo di scrollarsi di dosso le scorie di un passato ambiguo su molte cose, anche sull’Europa. Ed è proprio lì, nelle istituzioni comunitarie, che la Presidente del Consiglio ha dato prova di una certa confidenza con la realpolitik: arrivata a Bruxelles, si è adagiata sul carro delle istituzioni abbandonando vecchie liturgie dai sussulti euroscettici. Non è tutto rose e fiori ed il non idilliaco – per usare un eufemismo – rapporto con Macron è sicuramente un problema. Ma a parte questo Meloni ha saputo prendere scelte di realismo. Scelte a cui si aggrappa anche Guido Crosetto, Ministro della Difesa, che in una intervista riportata sull’odierna edizione de La Stampa metto le cose in chiaro in vista delle prossime elezioni europee: “Nessun dialogo con la francese Le Pen e con i tedeschi dell’Afd”. Crosetto, che ricordiamo essere nel governo in quota Fratelli d’Italia, spiega che:

Il nostro progetto è quello di mettere insieme popolari e conservatori. È un’idea rivoluzionaria che obbligherebbe l’intero sistema politico europeo ad una evoluzione positiva. Parliamo di un progetto politico chiaro con valori comuni: sarebbe un percorso serio tra forze politiche che trovano una loro armonia ed un loro equilibrio.

Crosetto, poi, dribbla le domande relativo ad un possibile bis di Ursula Von der Leyen la cui maggioranza, nata da un compromesso nel 2019, è una maggioranza “tecnica” a larghe intese. Ma non è da escludersi, visto lo stallo alla messicana che potrebbe riproporsi nell’Europarlamento, un Ursula bis che obbligherebbe conservatori-popolari e progressisti ad una convergenza.

Tajani: una scelta di realismo

Di realismo, come Guido Crosetto, parla anche Antonio Tajani. Il Vicepremier è stato piuttosto netto nel suo nein nel tentativo di isolare Le Pen e Afd: “Non metto veti – ha detto al Corriere della Sera – sono semplicemente realista. Per sconfiggere la sinistra serve alleanza tra conservatori e popolari”. Poi lancia l’invito ad unirsi a Matteo Salvini e alla Lega. Le sue parole:

In Europa non possiamo decidere da soli perché ciascun partito italiano fa parte di una famiglia politica che deve decidere insieme. E, appunto, chiunque conosca le dinamiche europee sa’ che il Ppe non potrebbe mai allearsi con Le Pen o Afd perché sono partiti antieuropei che hanno nei loro programmi posizioni incompatibili con le nostre. Non c’è nessun veto sulla Lega a cui nessuno vieta di unirsi. In ogni caso non c’è nessun rischio o riverbero sul governo: siamo alleati in Italia e andiamo d’accordissimo, ma in Europa non decidiamo come leader di partito autonomi ma all’interno di famiglie politiche.

Salvini avanti a muso duro lancia il guanto di sfida

Famiglie politiche, già. Sarà forse per questo che Matteo Salvini pare pronto a respingere indietro ogni invito: il Ministro delle Infrastrutture italiano resta fedele al gruppo di Identità e Democrazia – quello con Le Pen e Afd, appunto – e lancia il guanto di sfida agli alleati italiani nel tentativo – forse – di differenziarsi ed attrarre delusi dal mondo conservator-popolare immaginato dal duo Tajani-Meloni: “Decideranno gli elettori”. Così, si legge oggi sul Corriere della Sera. Il Vicepremier, inoltre, respinge le accuse di chi vorrebbe affibbiargli il marchio di euroscettico:

Criticare la Bce che alza i mutui significa essere euroscettici? Chiedere una politica migratoria comune significa essere euroscettici?

Uguali in Italia, diversi in Europa. Vanno avanti così Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Ma guai a parlare di ripercussioni sul governo: nessun riverbero. Questo il coro di risposta che si solleva da più parti.